Recensione: "Atlante degli abiti smessi" di Elvira Seminara

Titolo: Atlante degli abiti smessi
Autrice: Elvira Seminara
Pagine: 179
Prezzo di copertina: 17 euro
Prezzo ebook: 8,99 euro
Editore: Einaudi

Sinossi:
Eleonora è una donna eccentrica con un modo tutto suo di guardare il mondo. Ma è anche una donna impetuosa. E ora che l'ex marito è scomparso, il rapporto con la figlia Corinne si è strappato, "come un lenzuolo che ha subito troppi lavaggi, vestito troppi letti". E anche per questo che Eleonora lascia Firenze e si rifugia a Parigi, in cerca di solitudine e di chiarezza, perché certe fughe "non si organizzano, si subiscono e al massimo cerchi di perfezionarle". Da lì, osserva il parco sotto casa e le abitudini bizzarre degli inquilini del suo palazzo - un "ottimo esercizio di equa e diffusa compassione" - e tesse nuove trame. Ma soprattutto scrive a Corinne, per ricucire il loro rapporto. Un giorno dopo l'altro compila un campionario sfavillante degli abiti lasciati nella casa di Firenze. Una sorta di vademecum per orientarsi fra il silenzio ostinato degli armadi e il frastuono dell'umanità. Il catalogo animato di Eleonora diventa cosi un modo di trasmettere l'esperienza del tutto singolare, "fuori dalle ante". Un vortice di parole febbrili, inventive, con una forza espressiva inesausta, che ci trascina senza sosta, lasciandoci alla fine la sensazione di aver vissuto una storia che ci riguarda molto da vicino.



Vestiti che vogliono brillare, come le bombe e lo fanno puntualmente in camerino, davanti allo specchio, attentando gravemente all'autostima. Sono quelli che becco sempre per primi durante i penosissimi giri di shopping per necessità di rimpinguare il guardaroba e che, francamente, preferirei passare in libreria. Comunque, dopo anni di dramma, ho imparato a distinguere i capi d'abbigliamento appartenenti alla suddetta categoria e a starne alla larga, fiondandomi invece su felpone, maglioni, maglie ampie e blue jeans acquistati in serie nei variegati brand a basso costo. Del resto, quando Madre Natura decide che non sarai mai una 38 non hai molte alternative. Meglio prenderla con filosofia, approntare uno stile minimalista ed interessarti d'altro, ragion per cui mussola, cotone, raso, pizzo e simili sono per me rimasti un'elencazione di tessuti indistinguibili, lettera morta su carta di cui perfino i personaggi dei libri che leggo sembrano saperne di più - vedi Henry Tilney, fashion stylist ante litteram -.
L'idea di un vademecum in cui narrativa e moda s'incontrassero mi è tuttavia parsa interessante, tanto da spingermi a prendere sul serio e sfogliare l'Atlante degli abiti smessi di Elvira Seminara, il quale ben presto si è trasformato in una lettera d'amore. La varietà di umani sentimenti e comportamenti che, inevitabilmente, rimangono addosso agli abiti indossati - scusate il gioco di parole - traspare dalla storia raccontata quasi tra le righe di una madre, una figlia ed il loro rapporto da ricostruire.
Eleonora, fragile quarantenne fuggita nella città degli innamorati per rimettere insieme i pezzi di sé persi per strada, in un matrimonio finito, in una storia mai iniziata davvero. Dà istruzioni, racconta, scrive ad una figlia, Corinne, metà dei suoi anni, che non le ha mai perdonato la propria scelta. Spedisce cartoline, scorci della Ville Lumiere dove è stata felice. Attende, Eleonora, e mentre è impegnata così le capita la vita. Di far amicizia con gli inquilini del condominio, di adottare un cagnolino con una domanda esistenziale per nome, di dar da mangiare ad un gatto ruffiano, d'uscire in vestaglia a telefonare ed immalinconirsi. Sceglie con cura le parole della memoria, devono contenere tutte una poesia semplice che possa guidare efficacemente Corinne nei meandri dell'armadio, consigliarla quando ne ha bisogno, consolarla quando è triste. Crede d'aver sprecato tutta la felicità, Eleonora, la cerca nella buca delle lettere, al suono gracchiante del citofono, sui volti degli sconosciuti al parco. Bisogna ridisegnare gli spazi, ampliare i confini, fare il cambio stagione per riemergere da quel cumulo di abiti smessi di una vita fa. Dunque non resta che abbigliarsi di nuovo di vesti più grate, più giuste, fatte su misura. Vestiti stretti sul cuore, vestiti da mamma, perché come scrive D'Avenia, proprio quando ci sentiamo più poveri, la vita, come una madre, sta cucendo per noi il vestito più bello.

Commenti

  1. Risposte
    1. Nemmeno io, finché non ho visto un locandina che annunciava la presentazione, fra qualche giorno e ho voluto fare i compiti a casa. Non penso riuscirò ad esserci, ma sono contenta di averlo letto :)

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  2. Ciao.. capito qui per puro caso, passeggiando di libro in libro, di blog in blog in cerca di ispitazioni per le mie nuove letture, molto carino il tuo blog e molto interessante questa storia.. ^_^
    Passa anche tu a trovarmi, se ne hai voglia! ,-)

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  3. bhe sono felici di non essere l'unica a non aver mai sentito parlare di questo libro. però che curiosità accidenti!!!! mi intriga tantissimo.

    ps
    a che punto sei del Teorema Catherine? l'ho trovato un libro piacevole ma meno bello di Alaska e Will ti presento Will. non vedo l'ora di leggere la tua recensione in merito.

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    1. La storia di Eleonora e Corinne potrebbe piacerti, penso.
      Teorema Catherine lo sto trovando noioso e ripetitivo e non penso di leggere altro di Green dopo questo; mi auguro si rifaccia nei capitoli successivi ma, conoscendo la struttura, mi sa che non sarà così. Dita incrociate però ;)

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