Recensione: "Frammenti di una storia d'amore" di Gabrielle Zevin

Titolo: Frammenti di una storia d'amore
Autrice: Gabrielle Zevin
Pagine: 246
Prezzo di copertina: 16 euro
Editore: Frassinelli

Sinossi:
È la storia che un padre scrive per la figlia, un inno alla mutevole e infinita natura delle donne. In queste pagine un uomo rievoca il suo amore per la moglie, Margaret Towne, una creatura affascinante e non convenzionale, tormentata e misteriosa. Lui l'ha amata per tutta la vita, nonostante gli alti e bassi della relazione. Già dal primo incontro il loro amore s'iscrive sotto il segno della magia, percorrendo territori sempre in bilico tra realtà e fantasia. Una riflessione di volta in volta lieve, dolce e struggente che, come in un gioco di illusionismo, evoca una figura femminile, le sfaccettature che in lei convivono e le differenti stagioni della vita, affidandosi alla suggestione di un nome declinato nelle sue numerose varianti.



I rapporti genitori - figli mi incuriosiscono moltissimo, quando nei libri sono i genitori a raccontare; essendo una figlia ben lontana dal passare dall'altra parte, mi piace sapere cosa si prova ad avere a che fare con neonati urlanti, adolescenti problematici o ribelli, giovani adulti che, in fondo, per una mamma ed un papà, rimangono sempre un po' bambini. L'ho chiesto molte volte ai miei, di raccontarmi la loro esperienza, di dirmi, sinceramente, se mia sorella ed io siamo state all'altezza della loro aspettative tanto quanto loro lo sono stati delle nostre e loro, sinceri come  si può essere con una figlia che è parte di te, mi hanno sempre risposto guardandomi negli occhi, trattandomi alla pari come al solito.
Gabrielle Zevin sembra pure essere stata vittima di questi dilemmi, dati due padri che conversano con due figlie in due romanzi differenti dando consigli simili eppure non uguali; Frammenti di una storia d'amore infatti, romanzo d'esordio dell'autrice che aveva conquistato il podio delle letture migliori di qualche anno fa con la sua Misura della felicità, sembra una versione acerba, meno elaborata di quest'ultimo. Questa volta però N., padre morente scrive alla figlia una lunga lettera, somigliante maggiormente ad una versione fantasiosa della storia d'amore di cui ella è stata frutto, un'apologia sentimentale della moglie amata disperatamente; un'attrazione fatale tra i banchi universitari ed una ventata di passione li ha uniti brevemente e sarebbe finita lì se i due, giocando pericolosamente, non avessero avuto fretta di legarsi uno spago al dito, trasformato troppo presto nell'anello di una catena troppo pesante, spezzata poi dalla rovina.
Il fallimento si ritrova ad essere l'unica eredità emotiva, insieme ad un mucchio di soldi e a due zie affettuosissime, di cui Jane potrà disporre per mettersi in piedi e trovare il proprio posto nel mondo, pronta a rifare tutto da capo ché le storie d'amore sarebbero tutte uguali con due persone che si innamorano e smettono d'amarsi e la sottile differenza che passa in mezzo interessante solo per chi ne è coinvolto, se non fosse per i dettagli, vera fonte dell'amore, che ci spingono a non accontentarci di ogni essere umano ma di uno in particolare. Metafore ardite, semi poetiche, accompagnano il disastro, propendendo per la tesi Tennysiana secondo cui è meglio aver amato e perso che non aver amato lasciando, tuttavia, a chi legge la libertà di scegliere se riparare i frammenti in un collage nuovo perché frastagliato, magari impreziosito da un sentimento rafforzato, kintsugi dell'amore, oppure sparpagliare i cocci rotti al vento aggrappandosi al rancore, a quell'angosciante sensazione d'indefinito, strascico di una vita che non è andata come volevamo. E se...

Commenti

  1. Voglio rileggere quest'autrice da anni, anch'io colpitissimo da La misura della felicità. Me ne ispiravano più altri, dei suoi, ma non so. Vediamo Libraccio che dice. ;)

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    1. Dovrebbe dire qualcosa, perché a parte "La misura della felicità", tutti sono disponibili solo usati. In libreria ne ho un altro, "Benvenuti ad Altrove", ma starà in standby ancora per un pezzo, penso. :)

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  2. Avevo gia detto che la Zevin de La misura della felicità non mi aveva convinta ma mi riservo di dare un parere diverso per altri suoi scritti ... Appena smaltisco l'arretrato provo a cercare ;)

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    1. Questa mi è sembrata una versione meno organica de "La misura della felicità", quindi non so se ti piacerebbe. Orientati, magari, verso altri scritti ;)

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    2. lo avevo immaginato dalla tua recensione ... ma forse ho voglia di farmi del male :)

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  3. Ecco un'autrice che mi manca ma che vorrei leggere!Credo però che prima leggero La misura della felicità, già in wishlist.

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    1. Credo sia meglio. E' la versione maggiormente riuscita di questo romanzo d'esordio e pure più reperibile: un giro in libreria e sarà tuo ;)

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