Recensione: "Jamaica Inn" di Daphne Du Maurier
Titolo: Jamaica Inn
Autrice: Daohen Du Maurier
Pagine: 304
Prezzo di copertina: 13,90 euro
Editore: BEAT
Sinossi:
All'inizio dell'Ottocento, Mary Yellan, giovane orfana di belle speranze e di avvenente aspetto, giunge al Jamaica Inn, una locanda tra i picchi e le scogliere della Cornovaglia, terra, all'alba del nuovo secolo, di pietre e ginestre rachitiche, di pirati e predoni. Dopo la morte della madre, l'unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta. Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c'è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn. Mary Yellan scapperebbe subito da quell'edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d'onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell'uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse. Quella taverna è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio?
Autrice: Daohen Du Maurier
Pagine: 304
Prezzo di copertina: 13,90 euro
Editore: BEAT
Sinossi:
All'inizio dell'Ottocento, Mary Yellan, giovane orfana di belle speranze e di avvenente aspetto, giunge al Jamaica Inn, una locanda tra i picchi e le scogliere della Cornovaglia, terra, all'alba del nuovo secolo, di pietre e ginestre rachitiche, di pirati e predoni. Dopo la morte della madre, l'unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta. Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c'è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn. Mary Yellan scapperebbe subito da quell'edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d'onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell'uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse. Quella taverna è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio?
Tra i risultati di ricerca più in evidenza dei motori di ricerca alla voce Jamaica Inn, è una locanda scozzese sita in Cornovaglia, precisamente tra Bodmin e Launceston, località già note a me che, ogni settimana, ci trascorro qualche ora in compagnia di Poldark & friends, ignoti tuttavia, suppongo, a Joss Merlyn ed i suoi, di amici; il proprietario della Jamaica Inn, covo di sordidi traffici e loschi balordi ai tempi narrati dalla penna di Daphne Du Maurier, non è infatti una persona raccomandabile. La buona società lo evita, Mr Bassat, magistrato locale, cerca da sempre un pretesto per incastrarlo e Patience, donna vivace in gioventù, si è trasformata in una moglie succube del marito violento.
Di tutto ciò, però, Mary Yellan, giovane nipote di Patience rimasta orfana di recente, è all'oscuro; si troverà a farci i conti una volta giunta tra le vaste, nebbiose, spesso ostili, brughiere scozzesi, destreggiandosi tra sentimenti contrastanti per le nuove conoscenze: timore, fiducia, compassione e qualcosa d'indefinito verso Jem, ladro di cavalli e non solo, apparentemente.
Un'ambientazione cupa, buoni presupposti ma qualcosa non funziona da subito: una protagonista presentata come un'eroina forte e coraggiosa, si rivela essere, il più delle volte, l'opposto, la suspense che tanto mi aveva avvinta tra le pagine di Rebecca, la prima moglie qui ha latitato, lasciando spazio a situazioni prevedibili che sfociano, nonostante la relativa brevità del romanzo, nella noia, deludendo le elevate aspettative, stereotipi del genere nonostante l'opera venga presentata quale thriller d'alta scuola.
Un insieme di presupposti promettenti e potenziale rimasti, purtroppo, inespressi, questo è, per me, Jamaica Inn.
Di tutto ciò, però, Mary Yellan, giovane nipote di Patience rimasta orfana di recente, è all'oscuro; si troverà a farci i conti una volta giunta tra le vaste, nebbiose, spesso ostili, brughiere scozzesi, destreggiandosi tra sentimenti contrastanti per le nuove conoscenze: timore, fiducia, compassione e qualcosa d'indefinito verso Jem, ladro di cavalli e non solo, apparentemente.
Un'ambientazione cupa, buoni presupposti ma qualcosa non funziona da subito: una protagonista presentata come un'eroina forte e coraggiosa, si rivela essere, il più delle volte, l'opposto, la suspense che tanto mi aveva avvinta tra le pagine di Rebecca, la prima moglie qui ha latitato, lasciando spazio a situazioni prevedibili che sfociano, nonostante la relativa brevità del romanzo, nella noia, deludendo le elevate aspettative, stereotipi del genere nonostante l'opera venga presentata quale thriller d'alta scuola.
Un insieme di presupposti promettenti e potenziale rimasti, purtroppo, inespressi, questo è, per me, Jamaica Inn.
Peccato, sembra un buon libro, invece a quanto paro non è riuscito a soddisfare le tue attese. Lo avevo visto, ma non l'ho mai comprato. A presto e un abbraccio
RispondiEliminaPurtroppo no, Baba. Potrei dare un'occhiata allo sceneggiato BBC che, tra le altre cose, vede Jessica Brown Findlay - Lady Sybil di Downton Abbey - nei panni della protagonista, ma comunque il libro mi ha delusa molto.
EliminaCome sai lo desideravo molto questo libro, poi ho notato che l'avevo in lettura e ho atteso il tuo parere per farmi un'idea più precisa. Sembra essere in parte nelle mie corde, ma quell'ultima affermazione riguardante l'eroina forte e coraggiosa mi frena, i personaggi femminili devono essere determinanti e avere un ruolo preciso, senza tentennare. Per questo ci rifletterò attentamente, intanto grazie mille
RispondiEliminaMary Yellan occupa la scena ma trovo rientri nella schiera delle damigelle in pericolo, sebbene per tutto il romanzo l'autrice ne elogi la fortezza d'animo. Non so, ho molte perplessità riguardo all'intera storia. Se lo leggerai, ci confronteremo: sei più sensibile di me circa alcuni aspetti e magari coglierai il quid che mi è sfuggito. Grazie a te :)
EliminaEcco, questo mi ispirava parecchio, invece ora...boh. Magari più in là ci ripenso.
RispondiEliminaBacio, Stefi
Boh è l'espressione più adatta per riassumere il mio stato d'animo a fine lettura. Baci a te, Stefi.
EliminaCiao Cecilia, devo confessare la mia ignoranza. Non conoscevo questo libro, che dalla sinossi è proprio il mio genere. Letta la tua recensione, lascio perdere.
RispondiEliminaun caro saluto da Lea
La Du Maurier resta validissima in "Rebecca, la prima moglie". magari potresti dare un'occhiata a quello e alla conseguente trasposizione di Hitchcok che, se non vado errata, ha vinto un Oscar. :)
EliminaIeri son andata in Fetrinelli per comprarlo e ho letto dei paragrafi qua e là eh..bhe...devo dire che non mi ha ispirato. La scrittura non sembra essere fluida. ho letto dei paragrafi sulla protagonista che non mi son piaciuti.il finale è mellifuo. E' ovviamente solo una impressione superficiale la mia, derivata da uno scorcio breve al libro (ho guardato il finale perché ho capito che non l'avrei comprato) ma di solito se un libro mi piace mi accorgo dalle prime righe. in questo caso devo dire che non è scoccato il colpo di fulmine e non l'ho comprato quindi la tua recensione , approfondita dalla lettura del libro, non fa che confermare la mia prima impressione del libro.
RispondiEliminaIn questi giorni sto leggendo, fortunatamente, pareri diversi dal mio ma se proprio pensi che non faccia per te, allora bene, questa volta l'hai scampata. Ciao e buona lettura! :)
EliminaQuando abbiamo chiacchierato di questo romanzo mi ero incuriosita molto e aspettavo proprio la tua recensione. Mi dispiace che alla fine non sia stato all'altezza delle tue aspettative.
RispondiEliminaIn ogni caso di questa autrice penso proprio che leggerò "Rebecca, la prima moglie", anche se non è ai primissimi posti della mia TBR.
Purtroppo non è scattata la scintilla Anna. Sì, Rebecca lo consiglio, poi ci aggiorniamo ;)
EliminaPeccato per questa recensione un po' tiepida. Io della Du Maurier ho letto solo il celebre Rebecca e mi aveva lasciata con un bel punto interrogativo in testa. Vorrei leggere altro dell'autrice, per capire meglio se la mia impressione era stata tutta una fantasia o se c'era qualcosa di fondato. Pensavo di riprovare con questo, ma forse opterò per altro.
RispondiEliminaIo, di Rebecca, conservo un bel ricordo, specialmente dello sceneggiato Rai di qualche anno fa con Alessio Boni, Cristiana Capotondi e Mariangela Melato che, pur non essendo ai livelli del film da Oscar di Hitchcock, ha fatto colpo. Io penso di dare un'occhiata a "Mia cugina Rachel", chissà. Fammi sapere :)
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