Blogversary, e sono due! (Speciale Speaker's Corner con una scrittrice "senza nome" e ringraziamenti vari).
Cari amici lettori e lettrici, oggi niente recensioni su La Sala dei Lettori Inquieti.
Questo post è commemorativo, in quanto oggi ricorre l'anniversario di fondazione e questa Sala virtuale compie due anni.
Caspita, è un sacco di tempo. Non comincerò con sentimentalismi vari che non mi appartengono, dico solo che pian piano, anche agli inizi quando non era certo facile, mi sono affezionata al blog ed è diventato una delle cose migliori che abbia mai realizzato, che mi ha portata a compiere esperienze incredibili come mettere su una biblioteca di sana pianta insieme agli amici dell'Associazione Agorà o incontrare grandi autori, cosa che non avrei mai pensato essere possibile.
E per questo vi ringrazio, perché un blog è un continuo working in progress e non sarebbe quello che è senza i suoi lettori. I lettori fissi, i lettori occasionali, quelli silenziosi e quelli che commentano saltuariamente, quelli che vorrebbero farlo ma non sanno come, quelli che passano qui per caso.
A tutti voi dico GRAZIE perché avete speso, spendete o avete intenzione di farlo, un poco del vostro tempo prezioso a leggere quello che scrivo, nonostante non brilli per saggezza, simpatia, sagacia e quant'altro.
Benissimo, mi presento. Ho trentacinque anni – ma ho l'impressione di non dimostrarli, perlomeno a giudicare dalla sistematicità con cui chi m'incontra mi dà subito del tu. (A volte è una manna dal cielo, altre una rottura, t'assicuro). Lavoro come redattrice e traduttrice per alcune piccole case editrici; nel tempo libero amo fare una serie di cose inutili ma divertenti (come spesso sono le cose inutili), come cantare e suonare in un paio di band, scrivere canzoni, disegnare. E scrivere, naturalmente, anche se questa da qualche mese a questa parte si è inaspettatamente rivelata una cosa utilissima.
Questo post è commemorativo, in quanto oggi ricorre l'anniversario di fondazione e questa Sala virtuale compie due anni.
Caspita, è un sacco di tempo. Non comincerò con sentimentalismi vari che non mi appartengono, dico solo che pian piano, anche agli inizi quando non era certo facile, mi sono affezionata al blog ed è diventato una delle cose migliori che abbia mai realizzato, che mi ha portata a compiere esperienze incredibili come mettere su una biblioteca di sana pianta insieme agli amici dell'Associazione Agorà o incontrare grandi autori, cosa che non avrei mai pensato essere possibile.
E per questo vi ringrazio, perché un blog è un continuo working in progress e non sarebbe quello che è senza i suoi lettori. I lettori fissi, i lettori occasionali, quelli silenziosi e quelli che commentano saltuariamente, quelli che vorrebbero farlo ma non sanno come, quelli che passano qui per caso.
A tutti voi dico GRAZIE perché avete speso, spendete o avete intenzione di farlo, un poco del vostro tempo prezioso a leggere quello che scrivo, nonostante non brilli per saggezza, simpatia, sagacia e quant'altro.
Per rendere speciale questo giorno senza dover organizzare il solito Giveaway di compleanno, idea già molto diffusa, ho chiesto ad un'autrice di essere nostra ospite per festeggiare con noi questa importante data.
L'autrice in questione è l'adorabile Alice Basso che, con molta cordialità e disponibilità, parlerà oggi del suo L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome (recensione QUI), uno degli esordi più originali letti quest'anno, che l'hanno fatta entrare di diritto nella sfera di autori e autrici per le cui opere avrò sempre un occhio di riguardo, perché Vani è davvero un bel personaggio e ha saputo conquistarmi sin dalle prime righe. Non si parlerà solo di questo però: infatti siamo tutti lettori inquieti qui, e mi è sembrato opportuno che pure Alice ci mostrasse questo lato di sé, cosa che ha accondisceso a fare.
Buona lettura, dunque!
Intervista ad Alice Basso
autrice de "L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome"
Buongiorno Alice, grazie per aver accettato di essere ospite di questa Sala!
Buongiorno Cecilia, grazie a te!
Chi
è Alice Basso?
Benissimo, mi presento. Ho trentacinque anni – ma ho l'impressione di non dimostrarli, perlomeno a giudicare dalla sistematicità con cui chi m'incontra mi dà subito del tu. (A volte è una manna dal cielo, altre una rottura, t'assicuro). Lavoro come redattrice e traduttrice per alcune piccole case editrici; nel tempo libero amo fare una serie di cose inutili ma divertenti (come spesso sono le cose inutili), come cantare e suonare in un paio di band, scrivere canzoni, disegnare. E scrivere, naturalmente, anche se questa da qualche mese a questa parte si è inaspettatamente rivelata una cosa utilissima.
Da quando è uscito il mio libro la gente
si aspetta che io somigli moltissimo alla sua protagonista. Che però è molto
più ombrosa di me, più schiva, direi quasi una sociopatica. Tranquilli: io sono
molto più normale. Non so se sia una buona notizia per chi si è preso una cotta
per lei, ma per me di sicuro lo è, perché non so se sarebbe facile vivere come
Vani Sarca...
Tu
lavori per un paio di piccole case editrici,
quindi hai esperienza da “oltre la barricata”, ma adesso sei anche una
scrittrice a tutti gli effetti. Quale tra le due professioni ritieni ti si
addica maggiormente?
Scrivere mi piace di più, ma, bella
forza: scrivere mi piace di più di qualsiasi altra cosa, quindi questa era una
risposta facile. Però anche fare il redattore può dare grandi soddisfazioni:
parti da un libro promettente, buono, pieno di potenziale, e ne fai un libro
ottimo; lo adatti immedesimandoti nel lettore finale, ma anche nell'autore e in
quello che intende dire... E poi c'è tutto il contesto editoriale – il dialogo
con i librai, con i lettori, con gli scrittori; l'eterno conflitto fra ragioni
commerciali e ragioni artistiche; le scadenze sempre troppo strette... – che
aggiunge pepe alla cosa.
Alice
lettrice ha un gusto letterario più vicino a quello di Riccardo, amante dei
classici, a Berganza, serial reader di gialli, o a Vani lettrice onnivora?
La roba che legge Riccardo, tutta quella
letteratura americana dell'età della Grande Depressione, era in cima ai miei
gusti quando avevo vent'anni (forse perché cercavo lavoro e simpatizzavo
facilmente con i pezzenti di Steinbeck, eh eh). Tuttora Fante e Steinbeck
stesso sono ai vertici della mia classifica di scrittori preferiti. Però sono
in sintonia anche con il commissario Berganza: a un bel giallo non si dice mai
di no, meglio ancora se non si tratta di un giallo “monocromatico”, ma di uno
di quelli in cui l'indagine, pur presente, è più che altro il pretesto per
conoscere i protagonisti, esplorare sottotrame, entrare in un mondo fatto
insomma non solo di indizi e procedure legali. E poi, sì, certo, leggo anche
altro. Per esempio ho una passione per la letteratura per ragazzi, che conosco
anche per lavoro. Comunque direi che un libro intessuto di ironia, di qualsiasi
genere sia, riesce sempre a conquistarmi.
Ami
molto la musica e fai parte di ben due band. Da
dove nasce questa passione?
Di preciso non saprei (d'altra parte,
ora che mi hai messo la pulce nell'orecchio, mi rendo conto che non saprei
dirti nemmeno da dove nasca la passione per la scrittura... mi verrebbe da dire
che queste passioni nascono e basta, te le trovi lì e ci fai i conti); però ho
notato che non è affatto raro che chi è un creativo in un campo lo sia anche in
altri. A me per esempio piace moltissimo scrivere canzoni, oltre che
interpretarle (e che ne diresti di un piccolo, microscopico spoiler? Mi
piacerebbe moltissimo che, nel secondo libro – perché le avventure di Vani e
del commissario Berganza continueranno in un secondo libro, già fra le mani di
Garzanti – anche Vani dovesse cimentarsi con questa insolita attività, che
dopotutto sempre scrittura è!).
Mi
ha colpita molto l’analisi che Vani, in un certo passaggio del romanzo, fa
circa la composizione ed il significato intrinseco attribuibile a ciascuna
sezione di una rivista femminile. Cos’hai da dire al riguardo?
Effettivamente c'è un punto del libro in
cui Vani e Riccardo dicono ciascuno la sua su cosa pensano delle riviste
femminili: Riccardo è molto critico e le trova piene di incoerenze (articoli
che celebrano donne celebri e capaci accanto a servizi di moda che propongono
come icone di stile modelle di quaranta chili...); Vani invece ci trova del
buono, arrivando addirittura a scovare dei meriti “letterari” in rubriche su
scarpe e vestiti. In realtà, a parlare per bocca di Vani è soprattutto il suo
spirito polemico, di bastian contrario. Io un po' Riccardo lo capisco (e anche
Vani, sotto sotto). Ciò non toglie che alcuni fra gli articoli più illuminanti
che ho letto (tipicamente sulla condizione femminile in determinati luoghi del
mondo o settori della società) io li abbia trovati in riviste del genere.
Quindi forse tutto sta negli occhi del lettore: probabilmente quel che si trova
dipende da cosa si cerca... Una cosa la devo dire, però: ancora nessuna rivista
femminile ha recensito male il mio libro perché conteneva questa parte così
critica, e questo fa loro molto onore!
Ne
L’imprevedibile piano della scrittrice
senza nome sembra esserci una particolare attenzione ai nomi propri; un
esempio è il secondo nome della protagonista, Cassandra, che avrebbe a che fare
con il carattere introverso della protagonista. A questo proposito, si potrebbe
dire lo stesso di un altro personaggio, Morgana?
Ah, ma qui c'è il trucco! Devi sapere
infatti che il nome di Morgana non l'ho scelto io. Sta' tranquilla, non sto per
sparare una di quelle assurdità che ogni tanto qualche autore sgancia, tipo “mi
è stato suggerito in sogno dal fantasma di Simone de Beauvoir”:
semplicemente... Morgana esiste. E' sul serio una ragazzina che conosco –
magari non identica al 100% a quella del libro, ma che me l'ha fortemente
ispirata. E siccome si parla del personaggio di una piccola dark, che ama tanto
leggere e ha una tendenza al cinismo dissacrante, il nome Morgana calzava
perfettamente con la sua personalità ed è stato mantenuto.
Vani
continuerà a tenere compagnia ai lettori per qualche tempo, poiché L’imprevedibile piano della scrittrice senza
nome sembra essere il primo di una serie. Hai già pianificato di quanti
titoli sarà composta oppure deciderai in seguito? Altri progetti per il futuro?
Fosse per me, io ci passerei la vita, a
scrivere le storie di Vani e del commissario Berganza. Per ora, per contenere
la grafomania e non lasciarmi trasportare da eccessivo entusiasmo, posso dirti
quali sono i paletti che mi sono autoimposta: vorrei che ogni storia (perlomeno
nella sua trama principale) avesse una sua autosufficienza, cioè che non
lasciasse il lettore in sospeso oltre l'ultima pagina (io odio i libri e i film
che terminano così, ossia non terminano, e ti costringono ad aspettare per
forza un sequel che chissà quando uscirà!), e vorrei anche avere la lucidità,
che per esempio ha avuto Bill Watterson (il mio autore di fumetti preferito:
l'ho detto che leggo di tutto...), di non protrarre una serie troppo a lungo,
magari dopo il punto in cui l'ispirazione e la freschezza se ne sono
palesemente andate.
Un’ultima
curiosità: i titoli dei tuoi romanzi saranno tutti simili a scioglilingua
oppure no?
Ah ah! Questo titolo ha
una storia dietro, sai? Inizialmente io pensavo che il romanzo si sarebbe
intitolato semplicemente “Ghostwriter”, poi mi è stato fatto notare – molto
sensatamente, secondo me – che un lettore non è tenuto a sapere cosa
significhi, e che anzi, se si trova in quel limbo per cui non conosce il
significato preciso del termine ma ne sa abbastanza di inglese da sapere che si
traduce come “scrittore fantasma”, magari avrebbe immaginato una storia di
fantascienza. Così siamo andati a caccia di altri titoli, finché mi è stato
proposto questo. Io sapevo che un titolo lungo ed elaborato avrebbe avuto dei
lati negativi (come, ovviamente, lo sapevano le mie editor), ma l'altro lato
della medaglia è che i titoli lunghi, “narrativi”, sono così belli! Ti
raccontano già una storia, ti vengono incontro dandoti un sacco di elementi,
sono “colorati” e suggestivi; e poi, potevamo fare un libro che parla di libri
e aver paura che i lettori si spaventassero per qualche parola in più nel
titolo? :D (Detto ciò, il titolo del secondo è ancora un'incognita anche per
me. Io un'idea già l'avrei, ma... che ne
dici, ci risentiamo?) ;)
Se vorrai tornare a trovarci, sarà sempre un piacere, cara Alice!
Nel frattempo mi auguro che tutti voi vi siate divertiti quest'oggi.
Un abbraccio a tutti e grazie mille ancora.
xxx
Cecilia
Tanti auguri per il traguardo, Cecilia, e complimenti per l'intervista.
RispondiEliminaIeri ho chattato con Alice e sì, è gentilissima e simpaticissima. Come Vanni, ma al contrario. E a me - spero lo legga - i libri dal titolo lunghissimo piacciono un mondo!
Grazie Michele.
EliminaSì, Alice è davvero simpaticissima e soprattutto non se la tira, qualità rara in coloro che pubblicano al giorno d'oggi, che siano esordienti o meno.
Nemmeno io ho nulla in contrario ai titoli lunghi, tuttavia mi sento di odiarli un poco quando ne parlo con qualcuno e tendo a fare una confusione tremenda, scambiando termini per altri.
Per dire: anziché piano, ero convinta che l'imprevedibilità fosse del caso, facendo confusione con l'apprendista libraia sempre Garzantiniana.
(Niente, passavo di qua e volevo solo dire che vi amo moltissimo. Ahah, "come Vani ma al contrario", ahah!)
EliminaAlice
(PS: se un esordiente becca recensioni come le vostre e NON reagisce come me, cioè venendovi a dire che vi ama moltissimo, è uno schifoso impostore). :D
Se un'autrice si becca recensioni positive in quantità industriale evidentemente, che sia esordiente o meno, se le merita fino all'ultima buona parola ;)
EliminaTanti auguri al blog!
RispondiEliminaGrazie!
EliminaTanti auguri al blog!!!! Se passi da me c'è una sorpresa per te!!!!
RispondiEliminaGrazie, passo subito :)
Eliminama spiegami perchè nonostante io ti abbia vista innumerevoli volte si G+ non mi sono mai accorta quanto fosse fantastico il tuo Blog? devo avere proprio i paraocchi!!!!!!!!! :P
RispondiEliminaCapita, a volte, non preoccuparti. E comunque grazie Mariarosaria, sei sempre molto carina a cliccare G+1 :)
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