Recensione: "Non aspettare la notte" di Valentina D'Urbano

Titolo: Non aspettare la notte
Autrice: Valentina D'Urbano
Pagine: 377
Prezzo di copertina: 16,90 euro
Prezzo ebook: 9,99 euro
Editore: Longanesi

Sinossi:
Giugno 1994. Roma sta per affrontare un'altra estate di turisti e afa quando ad Angelica viene offerta una via di fuga: la grande villa in campagna di suo nonno, a Borgo Gallico. Lì potrà riposarsi dagli studi di giurisprudenza. E potrà continuare a nascondersi. Perché a soli vent'anni Angelica è segnata dalla vita non soltanto nell'animo ma anche su tutto il corpo. Dopo l'incidente d'auto in cui sua madre è morta, Angelica infatti, pur essendo bellissima, è coperta da cicatrici. Per questo indossa sempre abiti lunghi e un cappello a tesa larga. Ma nessuno può nascondersi per sempre. A scoprirla sarà Tommaso, un ragazzo di Borgo Gallico che la incrocia per caso e che non riesce più a dimenticarla. Anche se non la può vedere bene, perché Tommaso ha una malattia degenerativa agli occhi e sono sempre più i giorni neri dei momenti di luce. Ma non importa, perché Tommaso ha una Polaroid, con cui può immortalare anche le cose che sul momento non vede, così da poterle riguardare quando recupera la vista. In quelle foto, Angelica è bellissima, senza cicatrici, e Tommaso se ne innamora. E con il suo amore e la sua allegria la coinvolge, nonostante le ritrosie. Ma proprio quando sembra che sia possibile non aspettare la notte, la notte li travolge...



Spesso vengo tacciata d'ambiguità, perciò questa volta cercherò di essere chiara: questo romanzo non mi ha convinta né coinvolta. Sin dal principio, la cover cupa, il font scuro, due innamorati appassionati sullo sfondo ed una sinossi narrante tempi relativamente recenti fatti di Polaroid e Ciao, in cui l'amore non era approdato sui Social perché questi, come me, non esistevano ancora, niente di tutto ciò mi appariva originale bensì puzzava di già scritto, letto e raccontato. Mi sarei tenuta lontana da questa nuova creatura di Valentina D'Urbano che, mi scrivevano in impressioni a caldo da fine lettura, sembrava fare il verso a Moccia, lo avrei fatto per chissà quanto tempo se, sul finire del messaggio, una proposta di lettura somigliante ad un ordine semi perentorio non mi avesse fatto percepire come una questione d'onore e di critica il dover leggere il libro stesso di prima mano per farmene un'opinione mia.  
In effetti, lontana dalla Fortezza e da Roccachiara l'autrice, per vari motivi a me sconosciuti, ha scritto un'opera irriconoscibile come sua: Angelica e Tommaso, protagonisti sfortunati di turno, privi dell'altrove evidente disagio esteriore insieme alla conseguente rabbia verso il mondo  circostante , hanno trasformato la caratteristica stilistica peculiare dell'autrice, il mordente, in una rassegnazione che sfocia nel vittimismo stucchevole tipico dei classici intrecci adolescenziali mainstream attualmente.
Angelica, studentessa modello nonché figlia di papà davanti cui si stende una promettente carriera legale nello studio di famiglia sarebbe la ragazza perfetta se non portasse addosso l'eredità della follia della madre, cicatrici destinate a rimanere nascoste frequentemente sotto una cappello a tesa larga; Tommaso sarebbe sul podio tra gli uomini maggiormente desiderabili di Borgo Gallico se di malmesso avesse solo un motorino che parte una volta su tre e, dietro l'espressione furbetta incorniciata da una chioma riccioluta, non si nascondessero degli occhi resi sempre più ciechi da una malattia rara, che non perdona.
Una coppia assortita nel destino avverso a cui decidono di soccombere invece di combatterlo, impegnandosi al contrario nella vana lotta contro fantasmi autoindotti e patemi amorosi al limite del melodramma, con vaghi riferimenti fuorvianti ed assolutamente fuori luogo a classici della letteratura ottocentesca.
Figura degna di nota è Giulia, vicina di casa, amica e punto di riferimento a cui rivolgersi sebbene anche lei trascini fardelli pesanti sulle spalle, nascondendo qualche scheletro nell'armadio.
Delusione inenarrabile dunque, dovuta in massima parte ad alte aspettative disattese; non aspetterò la notte quindi ma una prossima opera, graffiante come solitamente la penna di Valentina D'Urbano sa crearne, questo sì.

Commenti

  1. Concordo perfettamente, come sai.
    Questa notte è da dimenticare.
    Ps. Sto leggendo Alessia sul Kindle. E' la solita, per fortuna, anche se a te il Feltrinelli non era dispiaciuto. :)

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  2. E meno male che a me la D'Urbano non piace neanche nella sua versione "originale", quindi evito fregature!

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  3. Ciao Cecilia, non ho ancora letto nulla della D'Urbano e sicuramente non inizierò da questo romanzo nello specifico, anche perché la sinossi non mi aggrada per nulla :)

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    1. Acquanera resta il mio preferito ma anche i romanzi ambientati alla Fortezza non sono male. Lascia fare al l'ispirazione, in ogni caso. :)

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  4. Non sei ambigua: solo la tua prosa elegante a volte ha molte sfumature e non il bianco e il nero. In questo caso sei stata chiara: delusione inenarrabile. Non so se leggerò questo libro: a me basta la D'Urbano di Acquanera. Nel caso fatemi un fischio.
    Lea

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  5. Ciao, piacere di conoscerti sono Ely del blog Il regno dei libri, ti ho trovata per caso ed il tuo blog mi ha conquistata, prima con la recensione della raccolta di racconti su Charlotte Bronte (adoro le sorelle Bronte da tutta la vita <3) ed ora con questa sul libro della D'Urbano <3 Mi sono quindi unita subito ai lettori fissi per continuare a seguirti <3 se e quando volessi anche tu passare da me ovviamente ne sarei felicissima <3 A presto, Ely di ilregnodeilibri.blogspot.it

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  6. purtroppo questa tua è l'ennesima recensione negativa che leggo sul nuovo romanzo della d'urbano. peccato. però almeno adesso so che posso fare a meno di leggerlo ;)

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    1. Non tutto il male vien per nuocere.
      Però Chicca, se ti ispira, leggilo, magari a te potrebbe piacere, in fondo, come dice spesso mio padre,ogni testa è un tribunale ;)

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  7. Non ti ho mai trovato ambigua, da dove viene questa? Sul libro, si sa, sono d'accordo con te. E' un romanzo adolescenziale, adatto forse a lettori giovani. Confidiamo nel prossimo :)

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    1. Eh, purtroppo ne capitano di tutti i colori, Tessa. Aspettiamo il prossimo :)

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