Gennaio 2017: Le mie letture

Questa non è una rubrica, è un riepilogo delle mie letture; non so se ci sarà ogni mese sul blog perché, come avrete notato, ultimamente sono poco presente. 
E' un periodo convulso, questo, e ciò si riflette sui libri letti - amati, piaciucchiati o mal tollerati che siano stati -, di cui vi ho parlato e non. Ho bisogno, dunque, di fare il punto della situazione; considerate questo post una sorta di post-it virtuale, come quelli che hanno il compito di ricordarti cose importanti ma non sempre riescono nel loro intento.


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Il primo titolo dell'anno è questione delicata da queste parti e la scelta è stata ben ponderata grazie all'entusiasmo di Tessa  ed alla speranza, vanificata in ultimo dall'influenza, di poter assistere alla presentazione con l'autore che si è tenuta dalle mie parti.
Nonostante ciò, il 2017 è iniziato bene, in tema letterario, con Le otto montagne di Paolo Cognetti: una lettura breve ma intensa, pur non essendo la montagna il mio elemento. 







A seguire, è stato il momento di Fato e Furia di Lauren Groff, sbirciato in libreria perché incuriosita dal gran parlare che se n'è fatto soprattutto oltreoceano, ed arrivato sullo scaffale agli sgoccioli dell'anno passato, unico superstite alla disorganizzazione di Libraccio.
Purtroppo qualcosa non è andata come mi aspettavo e tra me, Lotto, Mathilde ed il resto dei personaggi raccontati dal particolarissimo stile dell'autrice, non è scattata la scintilla.
Stralci di drammi teatrali, citazioni colte ed un paragone quanto mai azzardato con L'amore bugiardo di Gillian Flynn non sono bastati a farmi superare l'avversione per una trama inutilmente intricata con svolte poco credibili e due protagonisti che ricorderò (brevemente) per i (tanti, troppi) difetti più che per le (pochissime) qualità, tanto da non aver buttato giù nemmeno due righe per cercare di approfondire una sensazione d'irritante fastidio da dimenticare al più presto. 



I Cazalet fanno parte delle preziose scoperte letterarie sul finire del 2016; grazie a loro conserverò almeno un ricordo piacevole di un periodo disastroso su tutti gli altri versanti.
Tra i buoni propositi farlocchi d'inizio anno, quello di attendere  almeno Marzo prima di addentrarmi nel terzo capitolo della saga familiare perfetta sostituta del mio amato Downton Abbey e così, per essere stata avida di bellezza d'altri tempi, mi tocca attendere più del previsto per tornare a fare la spola tra il Sussex e Londra del secondo Dopoguerra e perdermici, senza troppa Confusione, ancora per qualche tempo.


Il blocco del lettore è un male frequente tra gli amanti della lettura; se associato ad altri tipi di malessere, può anche peggiorare la situazione. Come è successo a me, che ho cercato la cura laddove non l'avrei mai trovata. Teoremi complessi a spiegazione della natura circostante, freddezza e fragilità li ricordo bene o meglio, non dimentico il senso d'inadeguatezza che mi lasciavano addosso durante tutte le ore trascorse a cercare di capire qualcosa al di là della mia comprensione. Equazione di un amore, fatica recente di Simona Sparaco, tornata da poco tra gli scaffali con un nuovo romanzo, mi ha fatto provare quelle stesse sensazioni che credevo lontane, sebbene qualche volta, come in questo caso, colpiscano a tradimento.
Lea e la sua insoddisfazione per un conto di gioventù in sospeso, Vittorio e la sua perfezione ad ogni costo, Giacomo distante e tormentato sono i protagonisti di un triangolo sbilanciato in partenza. A nulla valgono le buone intenzioni di Bianca, l'amica di sempre, i fioretti, la logica, le promesse infrante e tutto si ripete in un'irritante storia già letta apprezzata però, soltanto, sul finale, severo ma giusto. Sarà che non era il momento oppure il genere o non so cosa, oppure una giustificazione che tenga, forse, in realtà non esiste: così come ogni equazione necessita la formula adeguata per arrivare ad una soluzione corretta, alcuni libri si rivolgono ad un certo tipo di lettore che abbia le giuste chiavi di lettura e, questa volta, una tra le tante, non ho saputo fornire un'esatta applicazione della regola, a metà tra la ragione e il sentimento, dettata qui, per ottenere il risultato previsto.

 Gravidanze, parti, neonati non rientrano tra le categorie di persone/argomenti prediletti: le rare volte mi ci imbatto, dopo accesi dibattimenti, l'interlocutore o interlocutrice di turno, spesso sposato/ a con figli a carico, chiosa con la classica frase paternalistica: "Quando sarai madre, capirai" e lì, un po' per educazione, un po' perché l'aria solenne mista al ghigno soddisfatto mi dà sui nervi e preferisco non replicare piuttosto che rischiare la riserva di pazienza e neuroni rimasti in ulteriori, spiacevoli, battibecchi, preferisco tirare i remi in barca e dileguarmi non appena le circostanze lo consentono.
Allora perché leggere un libro il cui titolo fa espresso riferimento a levatrici, figure che, dalla notte dei tempi, aiutano madri a mettere al mondo figli? 
Non è masochismo o semplice spirito autolesionistico reminiscenza del pessimo cosmico Leopardiano di qualche tempo fa, solo puro interesse derivante da questioni televisive. 
E' noto infatti che Jennifer Worth sia l'autrice della trilogia di memoir  che hanno ispirato la fortunata serie BBC Call the Midwife - Chiamate la levatrice, appunto - narrante la vita delle infermiere londinesi le quali, operando nei sobborghi di Londra negli anni '50, hanno visto nascere generazioni di uomini e donne appartenenti a classi più o meno agiate, dando un significativo contributo nello sviluppo di cure e trattamenti sanitari all'avanguardia in campo medico - ginecologico.
Acquistato tempo addietro e ritrovato per caso, durante una puntigliosa perlustrazione dello scaffale alla ricerca di qualche titolo interessante ma non troppo impegnativo, Chiamate la levatrice mi ha sorpreso per lo stile cronachistico affatto pesante ed il gran numero di informazioni istruttive fornite in quello che non è solo un diario  bensì uno spaccato di vita su un periodo controverso della Storia, mondiale in generale, inglese nel particolare. 
Non so se e quando continuerò con il secondo volume, Tra le vite di Londra, già edito da Sellerio, ma conto di iniziare presto la serie televisiva, memore della buona impressione letteraria.

Ultima lettura terminata di Gennaio, a sorpresa, La figlia femmina, esordio sorprendente di Anna Giurickovic Dato. Breve ma scorrevolissimo nonostante il tema spinoso, ve ne ho parlato QUI.











[Tutte le foto del post le ho scattate io e le trovate sull'account Instagram del blog].

Grazie per l'attenzione e buone letture!

Cecilia

Commenti

  1. Ciao Cecilia, mi sembra di capire che il momento non sia dei migliori. Mi dispiace, ma sopratutto in bocca al lupo. Per quanto riguarda le letture posso dirti che non ho letto nessuno dei libri che ci hai mostrato, anche se vorrei conoscere i Cazalet, senza dubbio. Spero prima o poi di poter iniziare questa impegnativa avventura. A presto, un abbraccio

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    1. Ciao Baba, grazie, ricambio gli auguri.
      I Cazalet sono la mia nuova ossessione letteraria e non faccio che parlarne, quindi non posso che consigliarteli.
      Un abbraccio, a presto!

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  2. ciao Cecilia,
    letture interessanti e come sai i cazalet sono nella mia wl. anche il mio gennaio è stato proficuo, anche se mi rendo conto di avere sempre meno tempo e sempre più impegni. alcune volte mi sento davvero sopraffatta. un caro saluto

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    1. Credo sia il periodo, Chicca. Incrociamo le dita e non molliamo, un abbraccio ;)

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  3. Spero passi presto anche per te questo periodo un po' "turbolento/incasinato/no".
    Per quanto riguarda i libri la maggior parte sono nella mia lista di libri da leggere: devo assolutamente iniziare la saga dei Cazalet e leggere Le otto montagne di Cognetti.
    Sono ancora indecisa se provare o meno con Fato e furia, non mi convince del tutto la trama e le recensioni non sono molto entusiastiche. Chiamate la levatrice è in attesa sullo scaffale da parecchio, avevo iniziato a vedere la serie tv e mi era molto piaciuta!
    Nel mese di gennaio sono riuscita a leggere parecchio, complice la gamba ingessata, ma già ora che sono tornata a lavoro vedo un drastico calo di tempo e voglia! Vedremo come procede febbraio.

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    1. Ciao Arianna, come va la gamba?
      Cazalet e Cognetti li consiglio vivamente, Fato e furia no ma, a differenza di te, ho beccato solo consensi in giro quindi non saprei davvero.
      Call the Midwife ho intenzione di recuperarla, il fatto che siano 6 stagioni da 10 episodi di un'ora ciascuno mi blocca un po'; al momento conto di finire Sense8, poi deciderò il da farsi. Anch'io sto avendo un calo nella lettura, confidiamo nel mese nuovo :)
      A presto!

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  4. Ciao, ma qui è tutto nuovo o sbaglio?
    Mi pare che tu abbia veramente letto molto, anche se non tutti i libri ti hanno dato la stessa soddisfazione. Io termino Mazzariol e poi leggo Cognetti. E' arrivato il suo momento! ;-)
    un saluto da Lea

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    1. Nuovo nuovo no, alcune cose sono rimaste.
      Sono abbastanza soddisfatta, in definitiva, delle letture del mese e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi di Cognetti ;)

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  5. Quello della Fazi acquistato grazie alle tue parole... Cognetti lo incontrerò il 24 marzo per una Reading di Le otto montagne, quindi lettura obbligata e non vedo l'ora poi la Sparaco mi incuriosisce tantissimo!

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    1. Ahh, un po' ti invidio l'incontro con Cognetti, quello dalle mie parti ho dovuto saltarlo per via dell'influenza ma sono certa che "Le otto montagne" ti piacerà: intenso, davvero.
      Su "La figlia femmina", invece, non saprei ma sono curiosa di conoscere le tue impressioni; la Sparaco la leggo nelle tue corde. Ci leggeremo dopo, comunque :)

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