"Andanza" di Sarah Manguso

Titolo: Andanza
Autrice: Sarah Manguso
Pagine: 114
Prezzo di copertina: 15 euro
Prezzo ebook: 7,99 euro
Editore: NN

Trama:
Sarah Manguso ha sempre tenuto un diario. Per venticinque anni, il diario è stata la risposta al dilemma della memoria e alla paura di svanire nel nulla. Come lasciar scorrere il tempo senza perdere ogni singolo istante? Come prestare davvero attenzione e trovare il senso della vita? Poi, la vita le ha suggerito le cose: il matrimonio, la maternità, un figlio, le perdite, l'arte, la scrittura. E il diario si è sciolto e ricomposto in questo libro, che è una danza a piccoli passi, un'andanza, intorno alla parola fiducia





Se ho letto Andanza di Sarah Manguso, lo devo principalmente a Siham, che me l'ha (s)consigliato perché tu vorresti di più , cito testualmente; questa affermazione ha fatto scattare qualcosa in me - ché sì, è vero, di più è sempre un po', sfortunatamente, il mio motto, ché sono sempre stata brava a leggere quelli degli altri più che a tenere un diario mio, per incostanza e mancanza d'interesse circa tutti i motivi fondamentali alla stesura di esso - e, dopo un periodo di magra, mi ha fornito l'input necessario al ritorno al piacere della lettura.
Di più hanno voluto osare anche i tipi di NN, che hanno deciso di approntare un nuovo formato - cartonato, rigido, illustrato - per questo libriccino denso, dalla prosa ermetica eppure estremamente lineare, autentica nel descrivere quella che è (stata) l'esperienza, l'andanza - neologismo calzante, evocativo, a mio parere, per tradurre l'altrimenti intraducibile ongoingness - di un diario.
Colei che lo ha tenuto per più di un quarto di secolo racconta infatti, in poco più di un centinaio di pagine, le motivazioni, le percezioni, le necessità - con brevi e sporadici riferimenti contingenti ad eventi della propria sfera personale - che hanno sostenuto ed alimentato l'esigenza di fare una serie di scelte su cosa omettere, cosa dimenticare" di  [...] una serie di momenti che dimenticherò, trascritti in parole così come sono riuscita a farlo, vale a dire in modo imperfetto; lo fa in modo convincente senza bisogno di esserlo, priva di un qualsivoglia intento didattico, esponendo una serie di considerazioni universali sulla vita e l'ineluttabilità dello stare al mondo.
Il diario, quello vero, rimane materia oscura, un dogma a cui bisogna dar fiducia sulla parola, ma ciò non danneggia in alcun modo la validità del complesso seppur breve memoir a cui Sarah Manguso ha affidato buona parte delle riflessioni sulla propria esperienza esistenziale; il punto, probabilmente, sta proprio lì: le riflessioni circa l'esperienza di vita dell'autrice vengono amplificate dall'inchiostro - sapientemente rappresentato nelle illustrazioni di Marco Rufus Petrella -  e si trasmettono, divenendo esperienza di lettura la quale, a sua volta, mescolandosi con le varie andanze di lettori e lettrici, viene a far parte di qualcosa di grande, qualcosa di più.
Ricorda le lezioni del passato. Immagina le possibilità del futuro. E resta nel presente, l'unica porzione di tempo che non richiede l'uso della memoria. [...] Forse il problema è che la forma della vita è elastica. Può essere piena, o dare la sensazione di esserlo a vari livelli. Ma forse non siamo molto bravi a giudicare la pienezza della nostra vita. Forse i concetti di vuoto e pieno sono metafore troppo deboli per la felicità, se di felicità stiamo davvero parlando.

Commenti

  1. In lista, come tutti i libri della NN.
    Poi, tra la De Vigan e l'ultima Vinci in lettura, neanche a farlo apposta, è tempo di (pseudo) memoir...

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    1. Sebbene dia da pensare, l'ho letto in un weekend e avrei voluto ricoprirlo di post -it, se non fosse che mi sono imposta di usarli solo per i manuali universitari.
      Gran bella lettura, insomma.

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