Recensione: "Come donna innamorata" di Marco Santagata

Titolo: Come donna innamorata
Autore: Marco Santagata
Pagine: 175
Prezzo di copertina: 16,50 euro
Prezzo ebook: 8,99 euro
Editore: Guanda

Sinossi:
Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l’interrogativo che, l’8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l’ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti – dal rapporto con la moglie Gemma all’amicizia fraterna con Guido Cavalcanti – e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l’aspirazione al successo e la paura di non riuscire a comporre il suo capolavoro… È un Dante intimo, rivelato anche nella sua fragilità, e nelle sue ambiguità, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall’amore, tormentato dall’ambizione, ardentemente contemporaneo.




Tra le sere in cui ti assale l'insonnia e avere un Kindle a portata di mano si rivela una circostanza felice può essere annoverata quella in cui, scorrendo i vari titoli, l'occhio stanco, arrossato, stropicciato è caduto su Come donna innamorata di Marco Santagata; la malinconia davanti a una tisana ed il silenzio notturno, solitamente amato, in stridente contrasto con la baraonda dentro la testa piena di pensieri che non vogliono saperne di azzittirsi; sarebbe di gran sollievo chiacchierare, di tutto e niente, ma è un processo troppo difficoltoso e allora meglio cercare la comprensione dove sai di poterla trovare: tra le pagine di un libro. 
Tutti i timori legati ai probabili pregiudizi circa il libro e chi lo ha scritto svaniscono alle prime righe; non importa che a scrivere sia uno studioso di fama internazionale, che il libro abbia figurato tra la cinquina dello Strega dello scorso anno -  e che io, con i titoli da premio o quasi, ci vada a nozze raramente -, che il protagonista sia Dante Alighieri, il Sommo Poeta Laureato, tanto severo nelle raffigurazioni sui libri di scuola, tanto osannato da essere inarrivabile, semi mitologico. Niente di tutto ciò importa perché, quella sera, se la Provvidenza può essere chiamata in causa anche in questioni apparentemente di poco conto come la scelta di un libro da leggere, ebbene, è stato proprio un incontro letterario provvidenziale, il nostro; non già tra grande letterato e povera lettrice abbastanza ignorante in materia di rime e sonetti bensì tra due persone che avevano bisogno di qualcuno che ascoltasse e capisse, senza giudicare, le situazioni reciproche. In preda a dilemmi esistenziali ci si trova sempre in buona compagnia e così ci si ritrova a leggere, ad empatizzare maggiormente con il Dante uomo e non con il poeta sebbene le due figure siano intimamente interrelate; le ansie, le angosce della vita quotidiana svaniscono o, almeno, perdono d'importanza se confrontate alla sofferenza di sapere morta la donna amata da sempre e per sempre. Un Alighieri umano come non se n'era mai saputo alberga tra le pagine del romanzo di uno dei massimi studiosi di letteratura italiana che ha avuto la bellissima idea di ricordare un luminare della poetica tramite un'opera che lo è sì, ma nella misura in cui una prosa può esserlo. Dietro le assonanze della Vita Nova, il labor limae della Commedia, ci sta infatti un uomo fatto di lacrime e sangue, anima e sentimenti, ideali e sogni infranti, che si batte e soffre per ciò in cui crede esattamente come tutti, in ogni tempo; l'amicizia con Guido, l'affetto per Gemma - figura sempre oscurata dalla sfolgorante grazia di Beatrice, ingiustamente -, la politica ed il rapporto con il divino emergono chiaramente a testimoniare i patemi d'animo dell'uomo prima che del padre della lingua e della cultura italiana, ruolo certamente nobile eppure, a lungo andare, svilente della condizione d'imperfezione propria a tutti gli esseri umani. 
Dante Alighieri, creatore di un mirabile capolavoro è entrato a far parte lui stesso del mito della tradizione e Santagata, dall'alto della propria erudizione in  materia, riesce a smentire Flaubert, secondo cui non bisogna toccare gli idoli, la doratura ci rimane sulle dita, poiché, rivedendo la posizione dantesca sotto questa luce, in realtà lo studioso rende un grande servizio al Sommo Poeta, riuscendo a raffigurarlo in maniera ancor più apprezzabile, se possibile. per le fragilità e le piccole debolezze di cui era stato privato ed invece gli sono state, da Santagata appunto, magistralmente restituite. 
Qualche centinaio di pagine è bastato, dunque, a cambiare inevitabilmente la prospettiva, ampliandola, dimostrando che oltre le apparenze, oltre le stupide credenze, oltre la sorte, oltre la morte, come canta Erica Mou, ci può essere di più, di meglio; oltre tutto questo tempo, una fusione fra poesia e prosa che renda davvero giustizia ad un uomo fin troppo sospeso tra cielo e terra, per ritrovare la dritta via ch'era smarrita  e, finalmente, è stata ritrovata.

Commenti

  1. Ho presente autore e romanzo, ma anche questa volta non mi ero soffermato minimamene sulla trama. Chissà di che pensavo che parlasse... Ecco, ora mi pare molto più appetibile. Segno, ché è brevissimo e col Kindle si presta.

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    1. Alcuni romanzi sono così. tutto fumo e niente arrosto o il contrario, non puoi distrarti un attimo che ti sfuggono :)

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