Recensione: "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito" di Salvatore Basile

Titolo: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
Autore: Salvatore Basile
Pagine: 302
Prezzo di copertina: 16,90 euro
Prezzo ebook: 9,99 euro
Editore: Garzanti

Sinossi:
Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto a casa dopo la scuola, ma quando apre la porta della sua casa nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che vengono trovati ogni giorno nell’ unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, incastrato tra due sedili, Michele ritrova il suo diario. Non sa come sia possibile, ma Michele sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. E c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito. Salvatore Basile ci regala una favola piena di magia, emozione e speranza. Una nuova voce italiana indimenticabile, che disegna un sorriso sul nostro cuore.



Sai di che colore è Michele? E' rosso [...] Rosso,sì. 
Come la copertina del diario che teneva da bambino, olio lubrificante dei meccanismi inceppati di una vita rimasta sospesa, rosso come i fiori dell'azalea acquistata di slancio, forse perché inconsciamente influenzata dalla teoria dei colori di Basile, una pianta che, vicina mentre scrivo, quasi mi acceca a causa dell'intensa vividezza del carminio a spezzare la monotonia di un periodo grigio cupo. 
Anche per Michele è andata così, un oggetto smarrito a spezzare l'incantesimo che aveva privato il suo mondo d'ogni tono di colore e l'aveva ristretto a quattro mura affacciate su una stazione ferroviaria, situazione paradossale in un mondo basato,tuttavia, su ossimori. Elena è la prova vivente della contraddizione: timida ma chiacchierona, potenzialmente nera ma naturalmente vocata a splendere con tutte le tonalità dell'arcobaleno, spezzata eppure destinata a ricomporre chi lo è quanto lei. 
Perfino le statue invecchiano, le statue, gli oggetti, le pietre. Invecchiano i ricordi, i sogni, le parole scritte e pronunciate. Invecchiano gli amori. Invecchia la riva del mare, che si ritrae con i contorni della costa; invecchia il greto del fiume, il profilo delle montagne, che cambia di stagione in stagione. E invecchia il cielo, perché perde le sue stelle. Perché questo è il potere del tempo: cambiare i volti, trasformare l'amore in abitudine, sfumare i ricordi, distruggere i sogni, scolpire la pietra, inghiottire il mare e far morire le stelle. Invecchiano anche e soprattutto le persone, uomini e donne, ma le ferite che hanno ricevuto, seppur talvolta trasformate in cicatrici, rimangono aperte e non si rimarginano se non si trova, prima, una cura; una cura che molto spesso, come il veleno dei serpenti, può essere procurata solo da ciò che ha prodotto il male. Perciò Michele, l'uomo ed il bambino insieme, si mette in viaggio, realizzando un sogno d'infanzia nell'assumere le vesti di un novello Cristoforo Colombo ed andare a cercare la propria personale America. Durante il tragitto compirà numerose scoperte, fino a quella più inaspettata una volta raggiunta le meta. Imparerà, Michele, che non è necessario andare al Polo per vedere gli orsi polari, che non bisogna  essere daltonici per osservare la vita colorata che altri non vedono: basta scendere dal treno alla fermata giusta, quella dove cuore coincide con casa e la paura di vincere, d'essere felice, va via per sempre.
Un esordio variopinto, eterogeneo, vero è quello di Salvatore Basile che, famoso sceneggiatore di numerose produzioni, avrà sicuramente altrettanto successo come scrittore seguendo in questo modo la strada che costeggia il cuore dei lettori.

Commenti

  1. Risposte
    1. Se non t'ispira, Silvia, allora dedicati ad altro. Per leggere un libro ci vuole sempre il momento giusto.

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  2. Ceci come mi piace questa grafica!!!!!
    Lo sto aspettando con trepidazione questo libro, dovrebbe arrivare tra domani e lunedì...incroci le dita per me??? Sono felice che ti sia piaciuto :-)

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    1. Incrocio, incrocio; se ti può consolare non sei l'unica che ancora lo attende. Ti auguro che l'attesa venga ricompensata, alla fine :)

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  3. Sono convinta a metà...e anche in te noto una reticenza che non è espressa a parole. O forse sbaglio?
    Un saluto da Lea

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    1. Reticenza no, Lea, mi è piaciuto abbastanza per essere un esordio. Ti piacciono le fiabe? Se la leggi come una fiaba moderna potrebbe fare al caso tuo. Comunque, come scrivevo sopra, ci vuole sempre il momento giusto. Ciao!

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  4. Io l'ho amato davvero tanto questo romanzo, un po' favola un po' realtà!

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  5. Leggo giudizi contrastanti per questo libro, che comunque mi ispira parecchio. A leggere la trama mi sembra un po' folle, quasi una favola che non ha bisogno di essere credibile per piacere. Penso che gli darò una chance.
    Qui c'è un premio per te:
    http://evapalumbo.blogspot.it/2016/05/hello-con-un-pensiero-latente-di.html
    Ciao!

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  6. Ciao Cecilia!! mi è piaciuto tanto, ma tanto. Però un paio di cose mi hanno "turbata" e non hanno permesso al "voto" di essere pieno. Ma è una favola stupenda che comunque consiglio al mondo :-) un abbraccio

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    1. Io ho trovato tutto molto plausibile, se inquadrato in un'ottica favoleggiante. L'unico appunto stilistico che mi sento di fare, ma credo sia più un problema mio, è che ci sono troppi puntini di sospensione anche dove sarebbe stata preferibile una virgola, ad esempio. Ma pure questo è un cavillo soggettivo, generalmente la penso come te. :)

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  7. Ciao Cecilia, anch' io ho letto e recensito questo romanzo e nonostante sia stata una bella e piacevole lettura non è riuscito a coinvolgermi del tutto! Sicuramente non è un libro da escludere ma, per me, non è neanche un libro indimenticabile, insomma una via di mezzo! E' vero come dici tu, bisogna inquadrarlo in un' ottica favoleggiante! Un abbraccio Rosa!

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    1. Ciao Rosa! Sì, sono tornata a leggere dopo aver finito di scrivere le mie impressioni. Molti lettori sono della tua opinione, io l'ho trovata una storia molto dolce e sentita. Un abbraccio :)

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