Il post: Come i leoni (Bull Mountain Vol. II) di Brian Panowich


Come i leoni
Brian Panowich
#2 Bull Mountain
€19 - €8,99, pp. 267
NN editore


A Bull Mountain ci sono finita per caso l'estate scorsa, grazie ad opinioni entusiaste ed incontri fortuiti che mi hanno spinta sul sentiero inerpicato per la montagna.
Un genere non tra i miei più frequentemente letti, l'hard boiled, fatto di ritmi serratissimi ed il confronto con Breaking Bad, serie tv cult affatto nelle mie corde, non mi hanno ostacolata nell'apprezzare l'opera prima di Brian Panowich, la cui penna affilata e sagace mi ha, oltre ogni previsione, tenuta incollata alle pagine fino allo sconvolgente finale.
Date le premesse, non dovrebbe suscitare sorpresa l'hype a mille non appena appresa la notizia della pubblicazione italiana del seguito.
Se ne avessi scritto subito dopo aver chiuso il tomo, probabilmente questo sarebbe un post volto ad evidenziare maggiormente gli aspetti negativi colti durante la lettura ma sarebbe stato ingiusto, perché a parlare sarebbero state le aspettative deluse.
Così ho atteso, e a mente fredda posso affermare che, sebbene ci siano, i difetti  - se  è giusto definirli tali- di Come i leoni siano in numero abbastanza esiguo e comunque giustificabili.
Successivamente ad un esordio esplosivo, in tutti i sensi, si ha infatti un capitolo di assestamento: il ritmo rallenta, i sopravvissuti si leccano le ferite cercando di imparare a convivere con quanto accaduto ed emergono nuove figure; le donne, in primis, si fanno avanti e, come le leonesse dopo la lotta tra i maschi della specie, proteggono i cuccioli.
Si dice che quello che non ti uccide ti rende più forte, ma l'anno appena trascorso aveva insegnato a Kate che solo perché una cosa non ti ammazza non significa che ti trasformi. A volte il mondo è così crudele da picchiarti quasi a morte. Ma non muori, vai avanti, ti riprendi. Però il recupero non è il risultato di una forza immaginaria, è solo il rifiuto testardo di soffrire ancora. Quello che non ti uccide ti rende insensibile, forse così il detto aveva più senso.
Kate, moglie di Clayton e madre di Eben Burroughs, si trova a dover difendere strenuamente sé stessa e la propria famiglia, esattamente come Vanessa e Twyla; donne forti, resilienti, legate a doppio filo da un cliffhanger inaspettato eppure intuibile sin dalle prime battute che, da solo, per quanto mi riguarda, vale tutto questo secondo volume di una saga a cui auguro longevità legata ad un maggior successo.
Nessuno crede davvero che nella vita ci siano cose più importanti del denaro o dell'amore, finché non arriva il momento di sedere a capotavola: di riconoscere il potere. Ecco cosa sentiva Clayton su quella sedia: il potere.

Commenti

  1. Ciao Cecilia, avevo sentito parlare del primo, ne ero attratta, ma allo stesso tempo mi ha fatto un po' paura, anche se non ho mai capito il perchè. PErò è una di quelle letture che vorrei affrontare, chissà, un giorno. Quei libri che di tanto in tanto ti tornano in mente, ma poi non hai la reale volontà di iniziare. Vedremo.

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