Recensione: "Boy, Snow, Bird" di Helen Oyeyemi

Titolo: Boy, Snow, Bird
Autrice: Helen Oyeyemi
Pagine: 262
Prezzo di copertina: 20 euro
Prezzo ebook: 9,99 euro
Editore: Einaudi

Sinossi:
È una notte d'inverno del 1953 quando Boy Novak - lunghi capelli biondo ghiaccio e lineamenti delicati - scappa di casa lasciandosi alle spalle il padre violento di professione acchiapparatti. Da New York il caso la porta a Flax Hill, una cittadina del Massachusetts. Qui conosce Arturo Whitman, un gioielliere rimasto vedovo: è antipatia a prima vista e infatti, dopo poco, si sposano. Corollario del matrimonio è il ruolo di madre, prima vicaria e poi naturale. Ma se inizialmente il rapporto con la bellissima ed eterea Snow è magico, nel momento in cui nasce Bird tutto cambia. Arturo e la sua famiglia nascondevano un segreto che la bambina ha svelato e Boy si trasforma, con sua stessa sorpresa, nella crudele matrigna delle fiabe. Sono tante e diverse le donne che popolano il libro: Boy, Snow e Bird in primis, ma anche Webster, Mia, Mrs Fletcher, Julia, Olivia, Agnes, Clara. Tutte, chi dietro una facciata frivola, chi determinata, chi burbera, chi affettuosa, nascondono in maniera piú o meno consapevole una parte non trascurabile della loro natura. E poi, ovviamente, c'è Frances. L'identità: è questo il tema al centro del romanzo di Helen Oyeyemi. Quanto c'è di vero in quello che appare quando un abito può mascherare, un viso può mentire? Possiamo scegliere chi essere - prendere la porta, tagliare i ponti, coprire le tracce - o il passato, prima o poi, tornerà a inchiodarci?


Non conoscevo Helen Oyeyemi e se non fosse stato per la segnalazione di Sophie di Laumes'Journey, Boy, Snow, Bird sarebbe stato un altro Einaudi provvisto di una cover meravigliosa, un titolo suggestivo e una sinossi accattivante che avrei lasciato in libreria a causa del prezzo decisamente alto. Fortunatamente le cose sono andate diversamente e quindi mi ritrovo a parlarne qualche mese dopo l'uscita, con qualche soldino in meno ma con un gioiellino in più sullo scaffale. 
Preannunciato come un retelling di Biancaneve ambientato negli States anni '50, il sesto libro di una giovane e talentuosa autrice lo è solo in parte; passatemi la definizione un po' gergale ma questo romanzo è tanta roba, specialmente sul finale e adesso cerco di spiegare perché.
Boy - la circostanza che vede chiamarsi così una ragazza è di per sé bizzarra, da non sottovalutare - Novak è una ventenne smilza, emaciata e biondissima quando fugge da una casa natìa più simile ad una delle gabbie dove stanno rinchiusi i ratti che danno da vivere all'essere con cui è cresciuta e da cui ha ricevuto, più o meno, lo stesso trattamento riservato ai roditori. Ultima fermata Flax Hill, la collina del lino letteralmente, cittadina d'artigiani in cui ciascuno ha trovato il proprio posto nel mondo creando qualcosa; Mia, coetanea ed amica della prima ora, dà consistenza alle parole sotto forma di articoli sensazionali per un giornale della Grande Mela, Mrs Fletcher, proprietaria della libreria locale, le stesse parole le vende stampate in libri d'epoca sul retrobottega e Arturo Whitman, principe azzurro maggiormente somigliante ad un grizzly con cui è antipatia a prima vista e, infatti, dopo poco si sposano, usa la creatività nel fondere insieme i minerali preziosi.
Boy, apparentemente un pesce fuor d'acqua nel borgo di nani zelanti, riesce a ritagliarsi un ruolo ambiguo: moglie serena ma indecisa, madre orgogliosa, matrigna forse crudele ma, come moltissime rivisitazioni moderne di fiabe ci insegnano - La Terra delle Storie o Once Upon A Time - i cattivi sono vittime la cui storia non è stata raccontata e dunque la vicenda si fa più complessa di un cattivo rapporto madre/figlia, allargando gli orizzonti a tematiche di scottante attualità quali la segregazione razziale e le conseguenze scaturite - The Help e i recenti fatti di cronaca ci insegnano che non è, purtroppo, ancora finita -, la questione gender e la violenza sulle donne. 
La narrazione di Helen Oyeyemi, partita in sordina, si fa sempre più avvincente e complessa, lasciando i toni fiabeschi sullo sfondo, come struttura di base, coinvolgendo chi legge in una questione divenuta dibattito dei giorni nostri, su cui c'è molto da capire e da riflettere. Una lettura intensa, controversa, da assaporare, in cui non si sa più chi o cosa siano gli altri e, per questo, ci si nasconde dagli specchi ma ciò non impedisce al lettore di prendere effettivamente coscienza dello spessore della scrittura dell'autrice, augurandosi di poter recuperare presto la bibliografia pregressa della più brava del reame.

Commenti

  1. Già era in lista! Ha alta priorità, adesso, e che cover: la adoro.

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    1. La adoro anch'io, come tutte quelle di questa collana e di quelle dei classici. Penso ti piacerà molto, specialmente per i risvolti finali che, personalmente, mi hanno fatto cadere la mascella dallo stupore.

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