Ricordo di Jane Austen, un omaggio alla "più perfetta tra le artiste"

Finiranno mai questi arretrati? Non lo so più, non riesco a vedere la luce in fondo al tunnel, davvero, e a quanto pare durerà per un bel pezzo dato il virus stagionale che mi tiene ancora in scacco, privandomi delle possibilità materiali di rendermi attiva in altro. Comunque, oltre il delirio, oggi è il turno di una piccola chicca Austeniana di cui vi parlo con molto piacere, Ricordo di Jane Austen scritto dal nipote, James Edward Austen Leigh e scovato, dopo anni di assidue ricerche, grazie al caro Libraccio dei miracoli.
Buona lettura.
Cecilia

Titolo: Ricordo di Jane Austen
Autore: James Edward Austen Leigh
Pagine: 188
Prezzo di copertina: 6,20 euro
Editore: Sellerio

Sinossi:
Jane Austen non possedeva uno studio. I suoi grandi romanzi (Orgoglio e pregiudizio, Emma, Mansfield Park, Persuasione) furono scritti in un angolo del soggiorno, mentre intorno a Jane si svolgeva l'attivismo di una grande casa della campagna inglese. La pubblicazione recente delle lettere dimostra che il lavoro della Austen aveva bisogno del contatto vivo con la famiglia, i vicini, i fratelli e i nipoti, con le concrete stanze dell'aristocrazia terriera inglese dei suoi tempi: quella caratteristica cura per i particolari, in cui sembrava risolversi l'intensità dell'esistenza agiata, non smodata, laboriosa, di un ottimismo un po' beota e quasi umoristico, dava la linfa a intrecci e personaggi. E questa biografia, scritta a un cinquantennio dalla morte di Jane dal nipote, vicario di Bray, punta a ritrarla nel suo milieu. E non per anticipazione di una chiave critica di interpretazione di un personaggio tra i meno biografabili, ma perché per il vicario di Bray - amabile, posato, spiritoso con discrezione, come l'aveva fatto il suo ambiente che non riteneva ancora perdita di tempo dedicarsi a diari, innocui pettegolezzi, piccoli notiziari circoscritti entro il giardino di casa -, non si poneva un'altra scelta. Sicché questa biografia, che muove circolarmente da particolari e fonti casalinghe, e il suo autore sembrano un racconto austeniano essi stessi. Il vicario J. E. Austen-Leigh, nipote di Jane Austen, scrisse questa biografia nel 1870, settantenne.

Come direbbe il buon Darcy, quando sia iniziato o come mi fossi trovata in mezzo non saprei dirlo; c'ero dentro e basta, molto semplicemente. Delle circostanze che mi hanno portata ad amare i libri e le qualità della Austen ho parlato in diverse occasioni attinenti alla questione e non ho voglia di ripetermi; vi basti sapere che si è trovata sullo scaffale in un momento particolarmente delicato della mia vita e, in un certo senso, in lei ho trovato una consigliera ed un'alleata, una mentore e per questo conserverà sempre un posto speciale nella mia libreria e nel mio cuore. C'è chi la taccia d'inconsistenza, chi la trova intollerabile, con le sue storie di provincia basate sul matrimonio, sul pettegolezzo e le beghe dei piccoli borghi e chi la ammira proprio perché ha saputo trarre da una vita apparentemente senza eventi di rilievo il massimo: una famiglia che le fosse davvero affezionata, qualche aneddoto da raccontare grazie ad innate doti da narratrice ed una fama che la rende nota a distanza di secoli. Ricordo di Jane Austen vuole essere un omaggio alla memoria della nota scrittrice; non un'apologia né un'esaltazione, solo un omaggio affettuoso da parte di un familiare sinceramente affezionato che narra le circostanze di una vita quotidiana ordinaria, senza grandi gioie ma con moltissimi dolori, ed è ancora più prezioso per questo. Fuori catalogo da qualche anno, ristampato recentemente a cura del massimo studioso italiano della Austen, quando sono riuscita a recuperarlo, nonostante le note a margine a matita di chi, evidentemente, l'aveva visto solo come materiale d'esame è stato un bel giorno, come accogliere un vecchio amico; non per il contenuto, né per le notizie che conteneva ma perché questo breve libriccino, memoir d'altri tempi, è la prova lampante che, se ami davvero e credi in ciò che fai, una parte di te resta, indelebile finché ci sarà qualcuno a leggere, a ricordare, a credere nelle stesse cose per cui altri hanno vissuto, lottato, creduto. e l'esistenza di Jane Austen, svoltasi in un piccolo villaggio inglese, senza i clamori della fama mentre era in vita, ne è la prova. Jane Austen, signorina paladina della vita tranquilla, era,è e rimane una di noi, si divertiva con poco, qualche carattere da studiare per tessere i propri intrecci e portare un po' di brio in una vita banalmente semplice eppure, stando alle testimonianze, serena. Nonostante tutto e tutti, potremmo assomigliarle un poco, come creature imperfette piene di contraddizioni quali siamo, forse addirittura proprio per questo.

Commenti

  1. Ho amato la tua recensione. Volevo leggere questo libro già dall'anno scorso quando ne ho scoperto l'esistenza dopo ad una full-immersion austeniana. Ora hai decisamente riacceso la voglia di rintracciarlo. Se non lo conosci ti consiglio anche La zitella illetterata di Battaglia. :)

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    1. Grazie Sophia. La zitella illetterata l'ho recuperato qualche tempo fa, ma essendo un saggio più vicino a un manuale di consultazione per studio che ad un romanzo, l'ho messo da parte in vista di tempi migliori. Il Ricordo è stato ristampato recentemente e mi dicono sia stato fatto un buon lavoro, con note a margine e traduzione accurata, fammi sapere se lo leggerai ;)

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