Recensione: "Città di Carta" di John Green

Titolo: Città di Carta
Autore: John Green
Pagine: 396
Collana: Rizzoli narrativa
Prezzo di copertina: 14 euro
Prezzo ebook: 7,99 euro
Editore: Rizzoli

Sinossi:
Quentin Jacobsen è sempre stato innamorato di Margo Roth Spiegelman, fin da quando, da bambini, hanno condiviso un'inquietante scoperta. Con il passare degli anni il loro legame speciale sembrava essersi spezzato, ma alla vigilia del diploma Margo appare all'improvviso alla finestra di Quentin e lo trascina in piena notte in un'avventura indimenticabile. Forse le cose possono cambiare, forse tra di loro tutto ricomincerà. E invece no. La mattina dopo Margo scompare misteriosamente. Tutti credono che si tratti di un altro dei suoi colpi di testa, di uno dei suoi viaggi on the road che l'hanno resa leggendaria a scuola. Ma questa volta è diverso. Questa fuga da Orlando, la sua città di carta, dopo che tutti i fili dentro di lei si sono spezzati, potrebbe essere l'ultima.




Voltando l'ultima pagina di Cercando Alaska, avevo stabilito che i titoli di Green ancora sullo scaffale li avrei conservati, centellinati nei momenti d'emergenza pre maturità. Per una serie di circostanze, questi giorni hanno fatto al caso mio così, dando seguito al mio proposito, ho dato il via alla lettura di Città di Carta; non tutto però è andato come pensavo. Infatti la paura di divorare le pagine in quattro e quattr'otto è svanita quasi subito, sostituita dalla noia. Tutto sembrava esser già stato scritto e letto, tanto da far pensare per i 2/3 della vicenda di aver davanti una fotocopia del mio romanzo Greeniano preferito e, sebbene nell'ultima parte si riscatti parzialmente, le somiglianze fra Papertowns Looking for Alaska restano molte e significative.
A cominciare dai protagonisti, Quentin e Margo e dal loro rapporto che mi ha ricordato in più passaggi Miles  Ciccio e Alaska passando per Ben e Radar, parenti alla lontana del Colonnello e di Takumi, concludendo nella toccata e fuga di una ragazza brillante che lascia criptici indizi servendosi di un poeta statunitense di fine Ottocento, tutto, tutto ciò mi ha irritata profondamente.
Forse perché quelli che mi sono sempre apparsi come i punti di forza di Green si sono rivelati ad un tratto in tutta la loro fragile consistenza: citazioni dai grandi e filosofia spicciola che mi avevano dato l'impressione di uno stile originale in Colpa delle Stelle, scoperto per caso qualche estate prima del successo, non mi bastano più, hanno perso l'aurea di saggezza, quell'essenza naif ora trita e ritrita perché di moda.
Pur condannando, senza andar troppo per il sottile, una società basata su città di carta con le fondamenta poggiate su mattoncini Lego, la ricetta mista di sbandierato anticonformismo e metafore sfornata dall'astro nascente della narrativa per ragazzi non rappresenta più una valida alternativa ed è destinata a sfaldarsi come foglie d'erba colta da un bambino ignaro che non sa che cosa sia.
All'inizio siamo navi inaffondabili. Poi ci succedono delle cose: ci perdiamo, ci facciamo male. E lo scafo comincia a creparsi.


Consigliatono
Tempo di Lettura3 Giorni


John Green è il pluripremiato autore di romanzi in vetta alla classifica del “New York Times”. Tra i riconoscimenti ricevuti, la Printz Medal, il Printz Honor e l’Edgar Award. È stato per due volte finalista al LA Times Book Prize. Insieme al fratello Hank, ha cofondato Vlogbrothers (youtube.com/vlogbrothers), uno dei canali video più seguiti al mondo. John vive con la sua famiglia a Indianapolis, Indiana. È tra le cento persone più influenti al mondo del 2014 second

Commenti

  1. Ciao! Devo dirti che purtroppo non ho un grande rapporto con Green: Colpa delle stelle non mi è piaciuto e Will ti presento Will...l'ho capito solo alla fine!!! Non so se avrò ancora voglia di approfondire la conoscenza di questo autore, per ora passo!!!!

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    1. Oh mio dio o.o e io che pensavo di essere l'unica al mondo a non aver amato Colpa delle stelle e passare per cinica xD

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    2. A primo impatto, Colpa delle Stelle mi aveva impressionato positivamente; rileggendolo in vista del film invece ho cambiato idea. Dopo ho letto Cercando Alaska ed è stato nuovamente amore e adesso questo qui che ne sembra la fotocopia. Un rapporto tra alti e bassi insomma xD

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  2. Ciao Cecilia! Purtroppo il tuo non è il primo parere negativo che sento su questo libro... A quanto pare o lo si odia, o lo si ama. Ma ho trovato molti concordi nell'idea che questo sia il più noioso dei libri di Green. Per ora io di suo ho letto solo Colpa delle stelle e Will ti Presento Will (che ha scritto con Levithan). Il primo mi è piaciuto, ma non l'ho adorato, mentre il secondo mi ha sorpreso positivamente. Sicuramente presto leggerò Cercando Alaska, che sembra essere piaciuto a tutti, anche a quei pochi che non hanno amato Colpa delle stelle :)

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    1. A parte qualche bella frase riflessiva, mi ha irritata a morte, troppo ripetitivo. Cercando Alaska te lo consiglio proprio, è il mio preferito. A me resta Teorema Catherine, già sullo scaffale, e Will ti presento Will. Speriamo bene!

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  3. L'unico romanzo di Green che devo ancora leggere è Cercando Alaska e non tengo conto di Will ti presento Will perché è scritto con Levithan. Green non fa per me (e amo, invece, Levithan): lo stile è estremamente semplice, i personaggi sono così particolari da diventare macchiette, per non parlare degli elenchi e delle parole tratteggiate.
    Città di carta, poi, l'ho trovato estremamente noioso a dispetto di uno stile che dovrebbe rendere la lettura rapida e indolore.
    L'unico romanzo che ho apprezzato e in cui credo che lo stile funzioni è Colpa delle Stelle, ma non lo rileggerò.
    Aspetto di trovare il coraggio per leggere Cercando Alaska...

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    1. Cercando Alaska ha dalla sua l'originalità e la freschezza degli esordi. Spero ti piaccia! Buona lettura :)

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