Recensione: "Il figlio maschio" di Giuseppina Torregrossa

Titolo: Il figlio maschio
Autrice: Giuseppina Torregrossa
Pagine: 306
Prezzo di copertina:18,50 euro
Prezzo ebook: 9,99 euro
Editore: Rizzoli

Sinossi:
Sicilia, 1923. Don Turiddu è un uomo ruvido, forte, che tocca allo stesso modo il corpo di sua moglie e la terra del feudo di Testasecca. Concetta è irruenta, passionale, sa quando obbedire e sa, all’occorrenza, come farsi ascoltare: tra le lenzuola. Dei loro tredici figli, solo quattro sono maschi e tre, ormai grandi, hanno cercato fortuna lontano da casa. Tocca a Filippo, allora, subire le aspettative dei genitori: quelle di Concetta che lo vorrebbe uomo di cultura, e quelle del padre che lo reclama con sé in campagna, “perché la poesia minchiata è”. Eppure non sarà lui il tanto atteso “figlio maschio”, quello prescelto dal destino a determinare le sorti della famiglia…


La prima definizione che mi viene in mente pensando al nuovo romanzo di Giuseppina Torregrossa è: una saga familiare intrisa di sicilianità e donne.
Si parte dai roaring Twenties che tanto ruggenti non sono in Sicilia, per la famiglia Ciuni. C'è burrasca nella famiglia Ciuni; Turiddu, orgoglioso capo famiglia tutto d'un pezzo, legato alla terra che gli ha dato tutto e alle tradizioni è in contrasto con la moglie Concettina che, figlia d'allittrati - letterati - ha fatto studiare tutta la loro numerosa progenie, ragazze comprese, strappandola al destino che sembrava esser stato scritto per loro. La delusione più cocente si rivela essere Filippo, il primogenito, il figlio maschio erede di tutto il patrimonio e delle speranze paterne, che di sporcarsi le mani con questioni agrarie proprio non ne vuole sapere; l'inchiostro gli è più congeniale, tanto da fargli impiantare una libreria con annessa casa editrice. Così comincia la grande passione per la carta stampata che porterà, qualche generazione dopo, alla fondazione della libreria Cavallotto, storica libreria catanese con filiali in altri capoluoghi siciliani, ancora oggi in attività.
Il figlio maschio è la storia di una famiglia che, pur amando la tradizione, ha saputo innovarsi stando al passo con i tempi, talvolta perfino anticipandoli.
Nella scrittura ricca di espressioni dialettali - elemento un poco ostico per chi non conoscesse i diversi idiomi - , colori e sfumature presenti nella cultura isolana, si trova questo e ancora di più: il coraggio di donne forti, maliarde e nostalgiche rappresentanti il cuore pulsante di ogni cosa - com'è consuetudine nelle pubblicazioni della Torregrossa -, dove biografia e romanzo si fondono senza scossoni apparenti, in maniera omogenea, filando via liscio come l'olio in brevissimo tempo.


Giuseppina Torregrossa è madre di tre figli, vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato per più di vent'anni come ginecologa, occupandosi attivamente, tra le altre cose, della prevenzione e cura dei tumori al seno.
Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo, "L'assaggiatrice" e con il monologo teatrale "Adele" ha vinto nel 2008 il premio opera prima "Donne e teatro" di Roma. Da Mondadori ha pubblicato "Il conto delle minne" (2009), tradotto in dieci lingue, e "Manna e miele", "Ferro e fuoco" (2011) e "Panza e prisenza" (2013).

Commenti

  1. Ciao Cecilia, della Torregrossa ho letto "Panza e Prisenza" e proprio non mi è piaciuto, l'ho trovato insipido. Mi dissero tutti di leggere "Il conto delle minne", ma la trama proprio non mi ha mai convinta. Adesso però con questo romanzo mi hai incuriosita. Lo segno :-)

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    1. Il conto delle minne me l'hanno regalato per il compleanno, spero di leggerlo presto. Panza e prisenza non m'ispira, La miscela segreta di casa Olivares invece l'ho trovato molto piacevole, te lo consiglio :)

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