Recensione: "Mare al mattino" di Margaret Mazzantini

Titolo: Mare al mattino
Autrice: Margaret Mazzantini
Pagine: 127
Prezzo di copertina: 12 euro
Editore: Einaudi

Sinossi:
"Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo. In mezzo c'era il mare. Si metteva i fichi aperti sugli occhi per ricordarsi quel sapore di dolce e di grumi. Vedeva rosso attraverso quei semi. Cercava il cuore del suo mondo lasciato". Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre più veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni. Sono due figli, due madri, due mondi. A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta l'impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce. Un romanzo di promesse e di abbandoni, forte e luminoso come una favola.



Scorgere Splendore in mezzo ad un mucchio di libri scontati e sentire nostalgia della scrittura della Mazzantini, di quel senso di pienezza provato dopo Venuto al mondo. E ricordare che, in mezzo al mucchio dei tuoi libri, a casa, deve esserci, non letto, Mare al Mattino. Il momento è appropriato:  brevi storie da consumare - e da cui lasciarsi consumare - in tempi che lo sono altrettanto . La memoria però è corta: il senso di tristezza, non era messo in conto.
Un titolo consono, come si conviene a libri di un certo calibro; l'onda della copertina è una metafora perfetta della brevità della vita che scorre, agile come la gazzella amica di Farid, della speranza, del viaggio, del rancore che lascia addosso la risacca dopo aver rovinato i castelli e le scritte di sabbia sulla spiaggia.
Il mare visto da una parte e dall'altra come un'immensa distesa di morte, un'accusa diretta,dura contro quel colonialismo di cui l'Occidente sta pagando le conseguenze. 
La verità vera è in mens Dei, non sarà dato conoscerla a nessuno in questa vita. Così ci si deve accontentare della versione filtrata e rimaneggiata, a volte "liberamente ispirata" e pure occultata.
Margaret Mazzantini in cento pagine cerca di porre rimedio, gettando luce su quella terra apparentemente oscura e lontana eppure vicinissima, che è la Libia. Ce la racconta tramite Angelina, nata da italiani figli di quelle imprese coloniali Mussoliniani immaginate come avvento di una nuova grandezza italiana, tramite Vito, adolescente inquieto in riva al mare e Jamila che su quel mare ha rischiato tutto e perso.
Un reminder assolutamente non amichevole, fulmine sinistro in un finale aleggiante di perdita e amarezza. Nessuna gioia,solo un macabro trofeo che sporca i vivi. La memoria è calce sui marciapiedi di sangue.




Margaret Mazzantini è nata a Dublino. Ha scritto Il catino di zinco, Manola, Zorro, Non ti muovere (premio Strega 2002, premio Grinzane Cavour 2002), Venuto al mondo (premio Campiello 2009), Nessuno si salva da solo e Mare al mattino. Vive a Roma con la sua famiglia.

Commenti

  1. La Mazzantini è tostissima - Splendore, forse, è il più tosto dei suoi - e mi piace per quello. Questo mi manca, ma è in lista.

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    1. Temi sempre scottanti, quelli della Mazzantini; in questo ci ha messo più cuore del solito e s'è persa il filo del discorso, da una mia impressione.
      Splendore è il prossimo dei suoi da recuperare, quando sarà il momento.

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  2. Amo quest'autrice alla follia, i suoi libri, il suo stile lacerante e intenso, uno schiaffo a chi non è concentrato sulle sue parole. Non ti muovere, Venuto al mondo e Splendore li ho adorati, Mare al mattino meno, forse troppe poche pagine per entrare nella storia, con la Mazzanti bisogna prendersi il tempo necessario, ma il suo stile è anche qui inconfondibile.

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    1. Concordo con te, Cuore: solito stile caratteristico ma troppo cuore e poche pagine a bilanciare il tutto.
      Splendore è uno dei papabili tra i prossimi da leggere :)

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