Recensione: "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini

Titolo: Venuto al mondo
Autrice: Margaret Mazzantini
Pagine: 531
Prezzo di copertina: 14 euro
Prezzo ebook: 6,99 euro
Editore: Mondadori

Sinossi:
 Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.



Per dirla con Battiato, viviamo strani giorni. Pigri, indolenti, persi in un'estate autunnale destinata a non finire presto. Dovrei esserci abituata ma a certe cose non ci si fa l'abitudine come, per esempio, a quelle storie insinuatisi sotto la pelle tanto da sentirle un po' tue e non farcela a giudicarle. Il dolore non si giudica, si vive e si perdona se sei forte abbastanza da considerarlo una prova per renderti più forte.
Un viaggio è un ottimo test per scoprire se si è riusciti a perdonare andando avanti, se viene proposto così, magari in un giorno estivo di questi, da una telefonata dove pezzi di passato reclamano attenzione e presenza.
Dunque Gemma e Pietro vanno, tornano all'origine di tutto, a Sarajevo. Bellissima città triste, ha visto nascere l'amore di una vita tra una dottoranda di letteratura slava ed un fotografo di pozzanghere, un'amicizia duratura cementata da un sentimento mancato con una guida turistica part time un attimo in guerra contro il mondo, l'altro allegro come una Pasqua per la nascita di una nuova vita.
Una bambina, una donna che la tiene in braccio davanti allo specchio di un ospedale, illudendosi per la prima volta di un futuro da madre a dispetto del funesto presagio di una culla piena di qualcosa d'indefinito, una vita che ha viaggiato lontano e sta ritornando incontro, eppure altrimenti vuota.
L'urgenza sempre maggiore di riempirla, quella culla, porterà alla disgregazione, sotto le granate, di ciò che appariva destinato a durare per sempre e neppure il tempo di disperarsi, di boccheggiare storditi come quei pesci sulla copertina da lontano tanto simili a foglie ingiallite e cadenti, ché bisogna accogliere il destino, ora sdoppiato, della promessa di felicità data da una mano gentile che batte dolcemente sulla spalla.
Denso, dolceamaro, con il diritto d'essere il più arrabbiato e invece no poiché dotato di una forza agghiacciante,derivata dalla dura sofferenza, di scavare più a fondo facendo più male, è Venuto al mondo. Considerato giustamente il più maturo, capolavoro forse, di una donna che con uno stile schietto e poetico insieme racconta squarci di vita qua e là con unico comune denominatore un tormento al limite della dipendenza. Una simbiosi, in ogni atomo.



Margaret Mazzantini è nata a Dublino. Ha scritto Il catino di zinco, Manola, Zorro, Non ti muovere (premio Strega 2002, premio Grinzane Cavour 2002), Venuto al mondo (premio Campiello 2009), Nessuno si salva da solo e Mare al mattino. Vive a Roma con la sua famiglia.

Commenti

  1. Un libro gigantesco. Impossibile da dimenticare, davvero.
    La forza di Gemma, la codardia di Diego, quel viaggio, quella guerra... bellissimo e necessario.

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  2. Mi è piaciuta molto questa recensione, Cecilia, forse perchè il libro ti ha "parlato" come sempre dovrebbe essere ma spesso non accade.
    Dovrei leggerlo anche io, sono pezzi che mancano, certi autori e andrebbero colmati. A presto!

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    1. Ci vuole il momento giusto, Antonietta, e a quanto pare questo lo è stato. Spero arrivi presto anche per te, questo romanzo è denso come nuovo.

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  3. Ciao Cecilia, mi sono iscritta adesso adesso al tuo blog perché, non volendo, hai postato la recensione di un libro che, come ha detto Antonietta, "ti parla". E, vedendo il film, questa è una di quelle storie che ti fanno dire "devo assolutamente leggere il libro". A presto.

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    1. Ciao Federica, benvenuta!
      Il film l'ho recuperato ieri, dopo aver terminato la lettura del romanzo; struggente un milionesimo rispetto all'omonimo cartaceo, non l'ho apprezzato molto. Sono comunque contenta che ti sia piaciuto e se ti porterà ad immergerti nel romanzo, ben venga!

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    2. Eh lo so, Cecilia, purtroppo credo sia un fatto risaputo che i film tratti dai libri si rivelino una delusione perché, seppur costruita bene e interpretata da attori che sanno la sua, la pellicola non riesce a catturare tutto quello che invece fa la parola scritta, e se questo film che nella sua drammaticità mi ha toccato profondamente e tu dici così, allora davvero non vedo l'ora di leggere il romanzo, poi ti farò sapere. A presto.

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  4. Un libro splendido, dovrei rileggerlo ora che sono mamma.

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