Recensione: "Storia di una capinera" di Giovanni Verga


Titolo: Storia di una capinera
Autore: Giovanni Verga
Prezzo: 0,99 euro
Editore: Newton Compton Editori
 
Trama:
 
Scritto nel 1869 e pubblicato in volume nel 1871, questo primo romanzo di Verga ha goduto di una grande fortuna. Scritto in forma epistolare, è tratto da un'esperienza autobiografica. Le lettere che la giovane Maria, costretta dal padre alla vita del convento senza vocazione, scrive all'amica Marianna durante un breve soggiorno con la famiglia in campagna, testimoniano del suo turbamento di giovane novizia che al di fuori della vita monacale riscopre nuovi orizzonti, e soprattutto l'esistenza dell'amore che, osteggiato da tutti, crescerà in lei assumendo una tensione parossistica.
 



 
5 Stelle
 
Non avrei mai pensato di dare il massimo a un romanzo di Verga; probabilmente se qualcuno me l'avesse detto, sarei scoppiata a ridere.
Invece l'ho fatto e non me ne pento affatto.
Storia di una capinera è uno dei romanzi del Verga delle origini, dove il narratore non ha abbracciato la corrente Verista, dedicandosi, nei suoi scritti, a descrivere la realtà di una Sicilia meschina, affamata, piena di pregiudizi e di miseria.
No, il Verga nel suo primo (ed unico) romanzo epistolare, prende spunto da un fatto realmente vissuto raccontando,tramite corrispondenza epistolare,la storia di Maria primogenita orfana di madre costretta ad una monacazione forzata.
Quest'ultimo evento non era inusuale a quei tempi; avveniva infatti che signorotti mettessero in convento figli e figlie per non spartire il patrimonio, rendendo erede universale uno dei figli, generalmente il primogenito, così da favorire l'integrità dei beni e, di conseguenza, il perpetuarsi del prestigio economico e sociale. Altri casi di monacazione forzata sono narrati in opere di grandi scrittori come, ad esempio, la vita della Monaca di Monza ne I Promessi Sposi, per il quale anche Manzoni prese spunto da una storia vera; c'è da pensare che Verga si sia ispirato, oltre alla vicenda autobiografica, anche a quest'ultimo per stendere le basi di questo suo romanzo.
Maria, protagonista della storia, con la sua ingenuità e voglia di vivere mi ha ispirato una tenerezza immensa e sembra quasi che anche l'autore abbia compassione della sua creatura mentre redige le epistole con le quali ella si esprime.
Già da questo scritto,si denota la passione di Verga per le storie di gente vinta dalla vita, o meglio dalle sue circostanze.
Sebbene ritenga la narrazione realistica una cosa molto nobile, non approvo il fatto che egli non possa risollevare un tantino le sorti dei suoi personaggi, non tanto in Storia di una capinera che trae ispirazione da qualcosa di realmente accaduto, bensì nelle sue altre opere come I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo dove le loro sorti dipendono totalmente da lui; non mi piace che siano sconfitti su tutta la linea perché penso che, nonostante le molte difficoltà che ci vengono riservate, c'è sempre la speranza che può risollevarci a guardare il bicchiere mezzo pieno delle circostanze della vita, piuttosto che il contrario. Per questo motivo credo che non riuscirò mai a perdonargli questo pessimismo eccessivo, specialmente in un romanzo.
 


Giovanni Verga nacque nel 1840 a Catania, dove trascorse la giovinezza. Nel 1865 fu a Firenze e successivamente a Milano, dove venne a contatto con gli ambienti letterari del tardo Romanticismo. Il ritorno in Sicilia e l’incontro con la dura realtà meridionale indirizzarono dal 1875 la sua produzione più matura all’analisi oggettiva e alla resa narrativa di tale realtà. Morì a Catania nel 1922.
 
 
 
 
Consigliato: sì, moltissimo
 
Tempo di Lettura: un giorno
 
Umore: malinconico
 


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