Recensione: "L'importanza di essere Onesto" di Oscar Wilde

Titolo: L'importanza di essere onesto (di chiamarsi Ernesto)
Autore: Oscar Wilde
Pagine: 123
Prezzo di copertina: 1,90 euro
Collana: Deluxe
Editore: Newton Compton

Trama:
Salutata al suo apparire dalla perplessità di critici e letterati, L'importanza di chiamarsi Ernesto – dopo un secolo di felicissima e intensa vita sui palcoscenici di tutto il mondo – e ormai universalmente riconosciuta come un geniale, straordinario e rigorosissimo "nonsense", che anticipa tutte le più moderne risultanze del teatro dell'assurdo. Questa commedia fu scritta tra il 1894 e il 1895, in quel momento della vita di Wilde che precede la sua rovina, alla vigilia del processo che lo condurrà in carcere, e al quale egli va incontro testardamente e ciecamente, in una sorta di furia autodistruttiva. Wilde scrive in quest'opera le sue pagine più disincantate e fresche, più spensierate e felici.



5 Stelle

Nonostante ami molto la letteratura inglese, in particolar modo quella del periodo Vittoriano, non mi sono mai sentita molto attratta da Oscar Wilde perché, una lettura de Il principe felice ed altri racconti fatta in un periodo in cui forse non ero in grado di comprendere pienamente la sua ironia, mi aveva lasciato una brutta impressione.
Quest'anno invece, ho deciso di cedere al fascino di quest'autore, avendo intenzione di andare a scovare in biblioteca una copia de Il Ritratto di Dorian Gray, come lettura propedeutica ad un altro romanzo, Gray di Francesco Falconi che sembra esserne la riscrittura in chiave moderna. Tuttavia, prima che avessi il tempo di mettere in pratica questo mio proposito, mi sono lasciata affascinare dalla cover e dal prezzo di un'altra opera di Wilde, nelle nuove edizioni super economiche, L'importanza di essere onesto.
Ho desiderato leggere quest'opera sin da quando, lo scorso anno, l'ho sentita menzionare in un altro romanzo che mi è piaciuto moltissimo, a cui ho assegnato il premio di Libro del 2013, Miss Charity  di Marie Aude Murail; inoltre ho saputo dell'esistenza di una trasposizione cinematografica che vede protagonisti Colin Firth, Rupert Everett, Frances O' Connor e Reese Witherspoone, di cui spero di poter aver al più presto visione.
Comunque, dopo qualche mese di attesa sul comodino, è arrivato il suo turno di essere letto per svagare la mente e liberarla da brutti pensieri.
Ci riesce benissimo. L'autore riesce a creare una situazione così assurda da risultare una copertura perfetta per frecciatine e satire che sbeffeggiano senza pietà la rigida moralista società inglese Vittoriana.
Tra una battuta e l'altra si trovano tante perle di saggezza che, espresse in maniera così buffa, arrivano forti e chiare al lettore che sa guardare alla connotazione del messaggio trasmesso.
Il genio di Wilde è visibile sin dal titolo, fondato su un gioco di parole ingegnoso, lasciato alla libera interpretazione del lettore.
Infatti il titolo originale di questa brillante commedia in tre atti è The Importance of Being Earnest: Earnest può essere inteso sia come nome proprio e tradotto come Ernesto, sia come l'aggettivo Onesto; da qui la scelta delle varie traduzioni.
Questa sottigliezza linguistica è il fulcro di tutto, poiché sulla dicotomia Ernesto-Onesto si basa tutta la vicenda, di una piacevolezza disarmante.
Dovrete leggerlo assolutamente, a meno che non siate dell'avviso di Lady Bracknell, e spero proprio non lo siate.
Non approvo ciò che interferisce con la naturale ignoranza. L'ignoranza è come un delicato frutto esotico: se la toccate la sua freschezza se ne va.

Consigliato: sì
Tempo di lettura: un giorno



Oscar Wilde nacque a Dublino nel 1854. Poeta, romanziere, commediografo, è il più importante scrittore dell'epoca Vittoriana. Nel 1895 venne condannato al carcere per omosessualità dichiarata. Morì nel 1900.

Commenti

  1. La prossima volta che vado al centro commerciale, lo prendo di sicuro :P

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  2. Io lo lessi in lingua alle superiori, non amo particolarmente Wilde ma sta di fatto che l'ho comprato anche io per averlo nella mia collezione!!! ^^

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    Risposte
    1. I libri che si leggono per dovere perdono la propria magia.
      "Il verbo leggere non sopporta l'imperativo avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"... il verbo "sognare"...
      Magari poi ce li si rilegge per conto proprio e scoppia il grande amore! :D

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