Recensione: "Gli scaduti" di Lidia Ravera

Titolo: Gli scaduti
Autrice: Lidia Ravera
Pagine: 224
Prezzo di copertina: 17 euro
Prezzo ebook: 8.99 euro
Editore: Bompiani

Sinossi:
Nell'Italia europea di un futuro prossimo, il Partito Unico, che ha preso il potere in nome dei trenta/quarantenni, stabilisce, per legge, il ritorno a una società "naturale", in cui le generazioni, invece di accavallarsi, tornino a susseguirsi, in buon ordine. A trent'anni si coprono le postazioni di comando, a sessanta, si viene ritirati. Dove? Non è chiaro. Un mondo a parte di cui si sa poco e si cerca di immaginare il meglio. Gli anni del Grande Disordine hanno messo a dura prova la pazienza dei cittadini, le nuove regole vengono perciò accettate come un cambiamento necessario. Anche Umberto, amministratore delegato di una azienda importante, allo scadere del suo tempo, accetta di lasciare casa amici posizione e l'amatissima moglie Elisabetta, di poco più giovane di lui e altrettanto ben piazzata nel mondo del lavoro. Forse è giusto scansarsi e fare posto ai figli, come Matteo che, a 35 anni, ancora vive all'ombra di suo padre. Non è colpa di nessuno se, oggi, si muore più tardi. Se "gli scaduti" hanno ancora, davanti, 30 anni di vita attiva. Bisogna collaborare, non bisogna sentirsi defraudati. E poi Elisabetta lo raggiungerà. Peccato che le cose non siano come sembrano, come vengono rappresentate. Ribellarsi è giusto. Ma è anche possibile?



Da qualche tempo non leggevo un distopico o almeno un romanzo che si definisse tale. La colpa è mia, dell'insensata scorpacciata di titoli appartenenti al genere nell'euforia post Hunger Games; non puoi mica lamentarti dell'indigestione dopo aver ingollato una quantità esorbitante di caramelle. Caramelle di vario gusto: alcune troppo dolci o amare come il fiele, altre inconsistenti, scadute forse. Ma si è mai sentito di caramelle scadute? E' quasi un tabù la data di scadenza, in un mondo che pensa di poter vivere per sempre, e lo rimane anche quando sono le persone a "scadere", ad essere ritirare dalla circolazione come cibo avariato. Ciò accade nel futuro prossimo immaginato da Lidia Ravera, in un Paese indefinito dove una brutta copia aleatoria del Partito Unico di Orwelliana memoria formato da trenta- quarantenni ha preso il potere ed il sopravvento sugli anziani leader da "rottamare". E' così che uomini e donne al compimento del sessantesimo anno d'età sono costretti al confino  ritiro in una società parallela a quella dei giovani rampanti, fatta di alloggi adeguati allo status sociale di ciascuno.
Umberto Delgado è un rottamando; ha lasciato la propria posizione di rilievo nel consiglio d'amministrazione di una grande azienda ed una grande villa con giardino. Porta con sé, nel proprio cuore, l'amore per la moglie Elisabetta, un tiepido orgoglio per il figlio Matteo facente parte della nuova società dei rottamatori e tanti dubbi su ciò che sarà. Elisabetta è una donna alfa, si è imposta di accettare stoicamente l'allontanamento del marito però non riesce ad impedirsi di sentirne la mancanza. Matteo, figlio della nuova generazione ma non troppo, è pieno di incertezze riguardo alle scelte fatte e a quelle da compiere al contrario di sua moglie Federica, perfetto emblema della donna secondo la politica del Lìder Maximo o Massimo che dir si voglia.
Sebbene mi sia imposta di non fare confronti, di godermi la storia come si presentava, non posso nascondere la delusione crescente in proporzione allo scorrere delle pagine. Un mondo abbozzato, personaggi poco definiti concentrati maggiormente sulle proprie particolari situazioni quasi egoisticamente mi hanno spinta a considerare un aspetto, forse il più originale, a cui non avevo badato molto ossia che per una volta i protagonisti non fossero teenager rivoltosi per caso bensì persone mature con una vita vissuta dietro di loro. Nessun cambiamento positivo, anzi, una conclusione che lascia l'amaro in bocca. 
La scintilla di contestazione socio-politica scorta tra le parole della premessa sembra essersi esaurita lì e lo sanno tutti che senza carburante non si va da nessuna parte, nemmeno con le migliori intenzioni.


Consigliato: no
Tempo di Lettura: 2 Giorni


Lidia Ravera ha raggiunto la notorietà con il romanzo di esordio Porci con le ali (1976), manifesto della generazione degli anni settanta e vero e proprio libro-culto, oltre due milioni e mezzo di copie vendute, ristampato nei Tascabili Bompiani. La sua attività di scrittrice conta 29 opere di narrativa. Le più recenti: Maledetta gioventù, Né giovani né vecchi, In quale nascondiglio del cuore, La festa è finita, Sorelle, Il freddo dentro, Eterna ragazza, Le seduzioni dell’inverno (finalista al Premio Strega 2008), Il dio zitto, La guerra dei figli, A Stromboli e Piangi pure (Bompiani 2013), che è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Capalbio, il Premio Stresa, il Premio Asti d’Appello, il Premio Pisa e il Premio Fregene. Ha scritto per il cinema, il teatro e la televisione.

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